Adriano se ne vuole andare

Divorzio dopo il mondiale. Non sopporta gli argentini. Inter vicina al Mancini di Roma

Riccardo Signori

Potrebbe essere l’ultima partita nell’Inter. Fosse per lui, si potrebbe togliere il condizionale. Adriano sta facendo le valigie in tutti sensi. L’Inter sta aspettando che faccia la prima mossa. Il divorzio si sta avvicinando a grandi passi di calendario. Ieri il brasiliano si è allenato con la squadra perché Mancini spera in un colpo di classe finale per acchiappare la coppa Italia (domani contro la Roma) e lasciare un palato più dolce al suo popolo deluso. Adriano, invece, pensa ad altre strategie. Concluso il campionato, volerà in Brasile per unirsi alla nazionale. Ma prima avrà chiuso la casa di Milano, portandosi dietro l’indispensabile e forse più. Ha già avvertito il suo procuratore: torno in Brasile e chiudo con Milano. Chiederò di essere lasciato libero, tanto le offerte non mi mancano. Pensa tu a trovare una soluzione.
All’Inter sono convinti che il Real abbia già presentato la proposta e, come sempre in questi casi, tocca poi al giocatore dire al padrone: scusi, io vorrei andarmene. Vorrei: perché Adriano ha sempre un contratto da rispettare. Ma il brasiliano, nelle lunghe sedute notturne fra una «disco» e un pub, nel vagabondare sconsolato fino alle sei del mattino, in attesa di presentarsi ad Appiano per l’allenamento, si è chiarito le idee. Milano è ideale per la vita notturna, non altrettanto per le relazioni di gruppo. Il rapporto con Mancini si è sgretolato giorno dopo giorno, ormai ogni sua decisione lo rende insofferente. Manie da primadonna. Però non è nemmeno Mancini il nemico numero uno. Adriano può ancora sperare che Moratti voglia disfarsene, soprattutto ora che Capello ricomincia ad agitarsi. Non è vero che il patron abbia incontrato il tecnico della Juve lunedì sera a Lugano. A quell’ora Moratti stava tranquillamente cenando in un ristorante vicino a casa, ma è vero che l’idea frulla.
Il problema di Adriano è più consistente, almeno nel numero di persone che lo infastidiscono: riguarda tutto il gruppo degli argentini. Rapporto da muro contro muro. Con Veron non parla. Con gli altri non va meglio. I gauchos non hanno mai apprezzato bizzarrie, scappatelle, ritardi. I suoi gol potevano cancellare tutto. Invece, senza le sue reti, l’Inter è lentamente affondata. Cruz, che non fa girare la ruota del pavone ed è argentino, ha giocato meno e segnato di più. Sarebbe bastato un piccolo sforzo del brasiliano per rendere meno tesa la convivenza. Invece Adriano non ne può più. L’ha detto ad amici e confidenti: a Milano ho chiuso, ci sono troppi argentini in questa squadra. Tracce di una storica rivalità, l’Inter aveva già capito il problema fin dall’anno scorso: ha cercato di aggiungere qualche brasiliano al gruppo, ma tanto non è bastato. E per la prossima stagione potrebbe aggiungerne un altro: contattato Mancini, quello della Roma, ne ha ricevuto risposta positiva all’idea del trasferimento. Ora ovviamente resta da convincere Rosella Sensi.
Non basta, Adriano cammina per sentieri suoi: cade in depressioni che sembrano voragini e gli argentini non sopportano atteggiamenti da bambinone viziato. Storia che, per certi versi, somiglia a quella di Ronaldo: ce l’aveva con un argentino solo (Cuper, perché Simeone l’aveva fatto fuori a tempo debito) e, alla fine, ha deciso di lasciare: subito dopo un mondiale. E così sarà per Adriano, che in tal senso non dimostra neppure un po’ di fantasia.

Ora toccherà al procuratore convincere l’Inter, che forse non è nemmeno da convincere. Di certo il giocatore non resterà in Italia. E il suo compratore dovrà pagare danari pesanti. Così Moratti tenterà di acquistare Toni dalla Fiorentina, se il sogno Henry dovesse restare un sogno.

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