MilanoQualcuno dirà che non è degna di stare lì, in cima, con quei tre punti che in certi momenti sembrano una voragine, in altri solo un passo falso. Ma di meglio in giro c'è poco, si faccia avanti chi pensa il contrario. Non è un'Inter memorabile, è solo un'Inter che ci prova e ci mette tanta voglia, con Ibrahimovic in tribuna che fa il verso a Kakà e risponde che dovrebbe prima parlare con Dio per sapere cosa fare se il Manchester City lo cercasse. E dopo il primo tempo è anche un'Inter per la prima volta senza Mourinho, cacciato da Celi dopo un fallo subito da Stankovic che lo ha fatto scattare dalla panchina per domandare all’arbitro «hai paura?».
Un'Inter che fa una fatica dell'accidente a portare su il pallone, senza uno che abbia un'idea, con la Samp che pressa e gioca a uomo in ogni zona. Adriano si muove, Mancini meno e gli riesce poco, neppure le cose semplici, sbaglia passaggi elementari, stop facili, quando tenta un colpo di tacco a metà campo e lo sbaglia, San Siro lo fischia. Con questo andazzo l'unica arma rimasta è Maicon e quel caterpillar di fisico che si porta dietro. Il brasiliano va giù una, due, tre volte, mette in mezzo e trova il vuoto, al massimo un'incornata di Samuel che finisce facile fra le braccia di Castellazzi, dopo avvilente rimbalzo, 39' del primo tempo, primo intervento di un portiere dal fischio d'inizio. Partitaccia.
Sembra l'Inter frutto della settimana che ha vissuto, sola contro tutti, circondata e sbullonata dalle chiacchiere. Considerando l'organico, gli avversari valgono forse un quarto, ma perfino la Samp 23 punti dietro, con la difesa dimezzata e senza il suo Cassano, riesce a fermarla senza farsi venire extrasistole.
Possibile che senza Ibra la squadra sia tutta qui?
È tutto molto improvvisato, o almeno così sembra, la difesa è la solita, senza Maxwell che si sta irrigidendo sul rinnovo del contratto, e con Santon che conferma i giudizi ricevuti all'esordio, rombo confermato, davanti forse Adriano avrebbe bisogno di più aiuto, di una punta vera come compagno, tanto è vero che lotta, sgomita, si fa largo e, nel primo tempo, rifila persino un pugnetto a Gastaldello per sua sfortuna ripreso dalle telecamere. Ma Mou ha scelto questi e il gioco non si vede, il gol che porta ai tre punti, altro non è che il solito terrore della serie A, al secolo Douglas Maicon che scende, ribalta chi tenta di contrastarlo, nello specifico Pieri, mette in mezzo di giustezza e coglie l'interno di Adriano che in elevazione spedisce in porta. È il secondo minuto di recupero, premiata la volontà non la superiorità, anche se la Samp non si è mai vista, ma proprio mai. È nel secondo tempo che cerca di uscire, tardi è tardi, perché qui, al Meazza, con i tifosi inferociti che contestano anche parte della stampa, la squadra non può lasciarsi agganciare dalla Juve senza che venga giù l'Apocalisse. La Samp attacca, l'Inter sfiora due volte il raddoppio con Stankovic prima servito da Mancini, destro in corsa, e poi da Cambiasso, traversa.
Fra emergenze e bende, l'Inter tiene. Muntari gioca con un turbante per gomitata da rosso di Sammarco che gli spacca il sopracciglio, dietro i due centrali sono cambiati, fuori prima Samuel e poi Chivu, dentro Cordoba con cambiasso che gli si mette al fianco dopo l'ingresso di Maxwell.
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