«Aeroporti lombardi, 500 posti in pericolo»

Appello dei sindacati ai parlamentari: «Tempesta normativa da bloccare in tempo»

Claudio De Carli

«Uno tsunami che si sta abbattendo sugli scali italiani», così Dario Ballotta, segretario regionale Fit Cisl, ha battezzato il decreto legge sui requisiti di sistema degli aeroporti: «Che porterà a una perdita economica di 60 milioni di euro all’anno per Sea oltre a 300 potenziali esuberi di personale fra Linate e Malpensa, mettendo in seria discussione la sua privatizzazione. E altri 200 esuberi sono previsti fra Brescia e Bergamo, solo per restare alla realtà lombarda».
Il segretario è ancora più drastico quando deve giustificare le cifre che ha dettato: «Il calcolo dei mancati ricavi per Sea è presto fatto, le compagnie aeree non dovranno più pagare un sovrapprezzo sul costo del carburante fornito dai gestori aeroportuali, viene loro ridotto il costo dovuto per la sicurezza passeggeri e bagagli che lo Stato ora gli riconosce, ripartendo i corrispettivi fra loro e appunto il gestore, il famoso 1,80 euro a passeggero. Poi ci sono i diritti di rotta. Parlare di 60 milioni di euro è assolutamente plausibile».
Anche gli esuberi Sea sono fondati: «Ancora mesi fa si parlava di circa 600 addetti in eccesso e a rischio occupazione, ora che i ricavi si riducono, appare esagerato parlare di almeno la metà a serio rischio?».
E per quanto riguarda la privatizzazione Sea: «Mi chiedo se esistano ancora quelle premesse che facevano di Sea una società appetibile - continua Balotta -. Questo decreto legge è l’ultimo provvedimento di una lunga catena di aiuti dispendiosi quanto vani che hanno avuto il solo effetto di prolungare l’agonia di Alitalia che riceve una boccata di ossigeno, poco più di 30 milioni di euro. Vedo fortemente a rischio anche il suo impegno nel Nord Italia, un trasferimento negli aeroporti di Malpensa e Linate che sarebbe dovuto iniziare a settembre, già in forte ritardo che diverrà ancora più sensibile. Questo per Malpensa significa riduzione forzata degli investimenti, vedo a grave rischio anche il progetto della terza pista. Questo decreto sposta la crisi di Alitalia sull’intero sistema aeroportuale italiano».
Le compagnie aeree ringraziano ma rimangono prudenti, i tagli ai balzelli sono ritenuti miracolosi per alcuni vettori che viaggiano al pelo, ma stanno valutando attentamente la portata degli sconti che non saranno retroattivi e neppure garantiscono un vitalizio a vita. E se questo decreto fosse solo temporaneo? Per Dario Balotta non dovrebbe neppure passare: «Occorre una mobilitazione generale - conclude -, in particolare da parte dei parlamentari lombardi per non convertire in legge questo tsunami normativo».
I gestori aeroportuali si sentivano protetti, ora si sentono circondati.
Indiscrezioni parlano di facce durissime fra i dirigenti Sea dopo il 5 ottobre, chiusura quasi totale a ogni nuova iniziativa di investimenti, ora occorre capire la portata di questo provvedimento e non è escluso che ci siano già in atto manovre volte a valutarne la legittimità. La prossima mossa potrebbe essere un ricorso alla Commissione europea che non ha potere d’intervento sull’Italia ma è evidente il collegamento fra questo decreto legge e l’operazione salva-Alitalia sempre calda sui tavoli di Bruxelles.

Un ricorso potrebbe acuire le indagini su quanto sta avvenendo attorno alla nostra compagnia di bandiera e Bruxelles potrebbe valutare non idonea questa condotta, mettendone un veto.
Di certo stiamo vedendo solo l’alba di uno scenario assolutamente imprevedibile.

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