Gli affari della 'ndrangheta e la «losca figura» dell'ex assessore

Nelle motivazioni della sentenza con cui il tribunale ha condannato a 9 anni il boss Carmine Valle il giudice parla di Davide Valia, che avrebbe favorito le cosche nel comune di Pero

Gli affari della 'ndrangheta e i referenti politici. C'era anche la «losca figura» dell'ex assessore e consigliere comunale, Davide Valia, del Comune di Rho-Pero, nell'hinterland milanese - area fortemente interessata dalla realizzazione dell'Expo 2015 - a garantire gli agganci giusti alla cosca dei Valle, una delle più forti in Lombardia, colpita anche nelle scorse settimane da una serie di arresti che hanno portato in carcere anche un politico, un magistrato e un avvocato calabresi. Lo scrive il giudice per le udienze preliminari Andrea Salemme, nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso settembre, ha condannato a 9 anni di reclusione Carmine Valle, figlio di Francesco Valle, uno degli storici capi della 'ndrangheta lombarda, e altri 4 affiliati. «I rapporti tra i Valle e la politica - scrive il giudice nelle oltre 500 pagine di motivazioni - emergono dalle entrature di cui i primi, e per essi in particolare Valle Fortunato (tuttora a processo con rito ordinario), godono nel Comune di Rho per il tramite della losca figura di Valia Davide e dallo scoperto tentativo degli stessi di sponsorizzare la candidatura di Cusenza Riccardo alla carica di consigliere comunale nel Comune di Cormano». Dalle indagini, coordinate dall'aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, infatti, era emerso che il clan aveva anche ottenuto le licenze per aprire «un mini casinò», una discoteca e anche attività di ristorazione «nel comune di Pero nell'ambito di un progetto di riqualificazione di quelle aree» in virtù del prossimo Expo «grazie all'interessament« dell'allora assessore comunale Valia. La cosca aveva stabilito «la base logistica nella proprietà "La Masseri"», un ristorante tra Milano e Pavia «all'uopo predisposta come bunker«.

Il clan Valle, si legge, «inquina il territorio su cui insiste, infiltrandosi nel tessuto economico per il tramite di un incunabolo politico». Il che «la dice lunga sul pericolo attualissimo e concretissimo di interessi mafiosi sulle grandi opere connesse all'Expo».

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