Sono almeno una ventina i «militanti che abitavano a Milano o in Lombardia» partiti «per diverse vie verso lAfghanistan». Immolati allislam. Trasformati in kamikaze. Lo si legge nellordinanza di arresto firmata dal gip Guido Salvini nei confronti dei nove islamici. I militanti, partiti per il Paese asiatico, secondo il giudice accettavano la missione «soprattutto dopo lopera di persuasione che avevano subito nella moschea di viale Jenner», definita luogo di persuasione e di avvio alla guerra santa. La sua caratteristica, quindi, non è stata solo quella di luogo di preghiera, ma «punto di riferimento logistico e funzionale alla rete jihadista».
Di nuovo la moschea di viale Jenner, inscindibile da qualunque inchiesta sul terrorismo islamico. In base alle accuse contestate dal pubblico ministero Elio Ramondini il gruppo aveva a disposizione due appartamenti a Milano, in via Conte Verde e viale Bligny, e uno a Gallarate, in via Dubini. Qui alloggiavano i vertici del gruppo e i clandestini, si fabbricavano documenti di identità e permessi di soggiorno falsi, si preparava il materiale di propaganda ideologica e si custodiva gas paralizzante.
Non solo. Ignaoua Habib, arrestato ieri a Londra per ordine della magistratura milanese, è indicato dal collaboratore di giustizia Tlili Lazhar una «persona importante» tra i tunisini che frequentavano le moschee milanesi. Secondo laccusa, Ignaoua aveva il compito «di fare proselitismo e convincere i volontari a recarsi in Afghanistan nei campi di addestramento appartenenti allorganizzazione per ricevere uno specifico addestramento militare». Avrebbe inoltre organizzato i viaggi dei volontari in Afghanistan nei campi di addestramento appartenenti allorganizzazione.
Da viale Jenner si difendono: «Non è certo la prima volta che pentiti o non pentiti tunisini ci tirano in ballo: come sempre dimostreremo la nostra totale estraneità da legami diretti o indiretti con il terrorismo», ha detto ieri Abdel Hamid Shaari, direttore dellIstituto culturale islamico di viale Jenner.
«Abbiamo fiducia nella giustizia italiana - aggiunge Shaari - e il tempo sarà galantuomo, come sempre». Ma nellultima inchiesta si parla chiaramente di «opera di persuasione subita in viale Jenner» e di canali in qualche modo utilizzati per contatti con combattenti allestero. «Ci facciano vedere qualcosa di concreto e noi siamo disposti a pagare, anche di persona - risponde il direttore di uno dei luoghi di preghiera musulmana più sotto osservazione dEuropa - ma si tratta di una delle tante accuse che poi non tengono».
Afghanistan, 20 i kamikaze partiti da Milano
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