Un aforisma ci salverà Basta che sia cattivo

Per demolire i luoghi comuni ci vogliono pensieri affilati

C i salveranno i vecchi cinici.

Spensierati demolitori del rassicurante ordine borghese, allegri vandali delle convenzioni sociali, irriverenti fustigatori delle buone norme pedagogiche, soltanto i cinici possono guarirci dalle malattie intellettuali del nostro oggi: il buonismo stupido e baro, il luogocomunismo d'accatto, il pernicioso politicamente corretto, l'ipocrisia doppiopesista e i finti perbenismi.

I grandi cinici di ieri - Flaiano, Longanesi, Prezzolini, Maccari - ci hanno provato, insegnando cosa possiamo ancora fare oggi . Ci sono riusciti? Di certo hanno mostrato qual è l'arma per difendersi. Un'arma micidiale la cui potenza è inversamente proporzionale alla sottigliezza. L'aforisma. Il lampo d'intelletto che unisce cattiveria e concinnitas , brevità e coraggio, lasciando sul terreno la stupidità umana.

Indifferenti alla morale, beffardi verso i valori comuni, sfacciati di fronte al pensiero corrente, i cinici maestri dell'aforisma non arrossiscono di nulla, non riveriscono niente e nessuno: né la religione tradizionale (Chiesa e preti nella cattolicissima Italietta sono i bersagli preferiti), né le istituzioni sociali (il matrimonio è uno degli obiettivi prediletti), né le consuetudini vigenti (il conformismo è il mostro da abbattere). Cortigiani, doppiopesisti, leccazampe, ipocriti: tutti vengono trafitti dalla loro brevissima e implacabile perfidia. Aurea brevitas .

Abbiamo citato quattro moschettieri - l'implacabile Flaiano, l'acido Longanesi, il raffinato Prezzolini, l'irresistibile Maccari - ma l'Italia ha una lunga tradizione in materia, soprattutto novecentesca. La rivista fiorentina Lacerba aprì il primo numero, gennaio 1913, con un manifesto che fra i suoi punti recita: «Un pensiero che non può essere detto in poche parole non merita d'esser detto». Appunto. E i nostri campioni del fioretto sono più di quattro. Vengono in mente Montanelli, Papini, Bufalino, Ceronetti... fino a Roberto Gervaso il quale fra pochi giorni in libreria ci terrà il suo «breve corso di educazione cinica» La vita è troppo bella per viverla in due (Mondadori).

Forse oggi questi vecchi cinici non sono gli scrittori più ricordati e riveriti.

E forse è meglio così. Il disincanto di fronte alle tragedie del mondo è per pochi. Come difficilissima è l'arte di infilzare sulla carta - in una frase, un rigo appena - le cose che contano davvero nella vita. A futura memoria.

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