Stavano per rapire un imprenditore di Verona sulla riviera romagnola e per questo sono finiti in manette due agenti del Nocs. Sono stati arrestati insieme ad altre tre persone fra Cervia e Milano Marittima. Davanti al giudice della Dda di Bologna, Valter Giovannini, le due «teste di cuoio» non hanno detto una parola. I cinque - coma reso noto da Repubblica - sono stati bloccati dai militari del Gico di Roma della Guardia di Finanza, che li stavano controllando da tempo, dopo aver scoperto il piano di un sequestro nell'ambito di un'altra indagine. Quando però è scattato il blitz, i finanzieri non si aspettavano certo di dover mettere le manette a due colleghi delle forze dell'ordine, per di più dei corpi speciali della Polizia: la scoperta è arrivata subito, perchè i due avevano in cinta le Beretta 92F d'ordinanza. Avevano pure una pistola con silenziatore e matricola abrasa. Altri elementi sono saltati fuori per sostenere l'accusa di tentato sequestro: corde, fili di plastica, un cappuccio e due bombe flash bang, quelle accecanti. I poliziotti erano insieme a un romano, pregiudicato per estorsione, a una donna e a un uomo d'affari di Ferrara. Sarebbe stato quest'ultimo, secondo gli investigatori, a commissionare l'azione per recuperare un credito vantato nei confronti della vittima dello sventato sequestro. Così, sempre secondo l'accusa, sarebbe stato organizzato un sequestro-lampo per costringere l'uomo a pagare la somma dovuta.
In base alle indagini del Gico, gli arrestati - ora tutti in custodia cautelare in carcere decisa dal Gip di Ravenna - sarebbero andati a fare anche un sopralluogo a Verona, nei pressi dell'abitazione dell'imprenditore, una volta addirittura con un camper: in un'altra occasione, forse il sequestro saltò per un'improvviso cambio di piani della vittima.
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