La riforma del mercato del lavoro pianificata dal governo Monti rappresenta un salto culturale rispetto allobiettivo del posto fisso inseguito (e perlopiù raggiunto con successo) da generazioni di italiani. I sindacati minacciano una guerra senza quartiere in difesa dellarticolo 18 e il Parlamento potrebbe modificare limpianto iniziale dellesecutivo, ma lobiettivo di fondo rimane aumentare la flessibilità in uscita, così da favorire nuove assunzioni, soprattutto tra i giovani. Nel contempo la riforma punta a sanare la disparità di trattamento oggi evidente tra alcuni lavoratori «iper-tutelati» e quanti invece, sono costretti rimanere precari a vita e combattono per fare combaciare le incerte entrate con le spese quotidiane. Un ruolo chiave in questa riforma potrebbero assumerlo le Agenzie per il lavoro (Apl), a cui il Giornale ha deciso di dedicare il proprio appuntamento mensile con i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro.
Le Apl potrebbero infatti ampliare il raggio dazione, favorendo laccesso al mercato non solamente dei giovani ma anche di quanti sono stati espulsi dalla propria azienda a causa della crisi. Per questo abbiamo raccolto la voce di top manager, economisti, giuslavoristi e sindacalisti, cui abbiamo chiesto come potrebbe cambiare la politica delle imprese se sarà cancellato larticolo 18 e quali altri passi sarà possibile compiere per snellire la normativa così da attrarre nuovi finanziamenti, anche dallestero, e accelerare la ripresa.
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