Agguato a Gela Una famiglia massacrata per vendetta

Caltanissetta Una strage, una famiglia intera distrutta, forse per un dissapore banale e di vecchia data, per il confine di un terreno. Prima hanno ucciso il figlio di 13 anni che aveva aperto il cancello, poi sono entrati in casa e hanno ammazzato la madre con sei colpi di pistola alla testa. E alla fine hanno cercato il padre, il capofamiglia, che stava lavorando in campagna a bordo di un trattore: l’uomo ha tentato di fuggire, ma il mezzo si è ribaltato ed è stato crivellato di colpi. Così è avvenuto, secondo i carabinieri, l’agguato di ieri mattina in un casolare di campagna di contrada Desusino, nel territorio di Butera, a poco più di 15 km da Gela, in provincia di Caltanissetta: una vera e propria spedizione punitiva, il cui obiettivo sarebbe stato il capofamiglia, Filippo Militano, di 58 anni; ma i sicari non hanno avuto alcuna esitazione a uccidere anche il figlio Salvatore e la moglie Giuseppa Carlino, di 45, forse per non lasciare testimoni.
I carabinieri di Gela hanno già un sospetto, un uomo. Secondo indiscrezioni sarebbe psicologicamente instabile, elemento compatibile con la brutalità di una strage che pare scaturita da un raptus di follia. Alcuni contadini avrebbero riferito agli inquirenti di avere visto una Fiat Punto allontanarsi dal luogo dell’eccidio. L’ipotesi è una vendetta per motivi di interesse: una banale questione di confini di terreno. Anche perché la famiglia Militano, originaria di Licata, non ha alcun collegamento con la criminalità organizzata. Filippo Militano, produttore agricolo incensurato, aveva il porto d’armi e deteneva legalmente una pistola; la moglie era una casalinga, il figlio frequentava la terza media.

La famiglia si era trasferita da qualche giorno nella casa di campagna di Butera per le vacanze estive. Filippo Militano, un piccolo proprietario terriero, viene descritto a Licata come una persona perbene, un onesto lavoratore che divideva il suo tempo fra la campagna e la famiglia.

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