Agli Arcimboldi

Dopo il trionfale debutto allo stadio di San Siro nel giugno scorso di fronte a ventimila spettatori; dopo le cinque emozionanti repliche nella Valle dei Templi di Agrigento, torna a Milano al Teatro degli Arcimboldi fino al 30 dicembre (informazioni e prenotazioni: 02.641142212, www.teatroarcimboldi.it) il musical - o forse è più corretto definirla opera moderna - I promessi sposi, con testo, regia e riduzione teatrale di Michele Guardì e musica di Pippo Flora. Torna dunque sulle scene - ma per la proma volta in teatro - uno degli amori letterari più contrastato di sempre, quello tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, ambientato, come si sa, nella Lombardia secentesca sotto la tutt’altro che amata e benevola occupazione spagnola.
«Come Alessandro Manzoni con questo romanzo raccontava il Seicento per capire l'Ottocento, così noi raccontiamo l'Ottocento per provare a comprendere cosa sta succedendo adesso - spiega Michele Guardì -, a cominciare dalle scenografie, ricostruite con precisi riferimenti storici, perché qui non si è badato a spese». Eccolo fare da anfitrione nel dietro le quinte degli Arcimboldi, luogo magico e misterioso dove nasce ogni spettacolo, tra carriole d'antiquariato, carrozze d'epoca, manichini degli appestati e cosciotti di carne di plastica. «Che sono più costosi della carne vera, perché gli attori non devono avere l'impressione di recitare nella cartapesta», sottolinea Guardì. «Secondo l'insegnamento di un maestro come Visconti che quando girò Il Gattopardo volle nei cassetti abiti e biancheria dell'Ottocento». Diciotto tir ci sono voluti per portare a teatro l'impianto scenografico dell'opera tra cui un palcoscenico girevole su un fronte di venti metri e i due palcoscenici mobili laterali di otto metri di diametro l'uno, oltre ai macchinari che consentono gli effetti speciali, compresa la spettacolare pioggia finale sul palco «occupato» in quasi tutte le scene da sessanta persone. E dai protagonisti naturalmente, Graziano Galatone che è Renzo, Noemi Smorra che impersona Lucia, Giò di Tonno nei panni di Don Rodrigo, Vittorio Matteucci in quelli dell'Innominato, Lola Ponce che è la monaca di Monza e Christian Gravina nel ruolo di Fra' Cristoforo.
Un legame con l'opera manzoniana che parte da lontano per Guardì. Da quando ragazzino trovò a casa dello zio I promessi sposi, lo lesse d'un fiato e poi scrisse il riassunto firmandolo Mike Guardì, come omaggio a Mike Bongiorno. «Tempo dopo capii quanto questo romanzo assomigliasse alla mia vita: io, quando arrivai qui per debuttare come autore televisivo, ero come Renzo che vede Milano per la prima volta e gli sembra che tutto in questa città sia possibile. L'Azzeccagarbugli, io, avvocato pentito, l'ho trovato in tanti miei colleghi siciliani, i tormenti di Don Abbondio spesso sono stati i miei e capisco anche gli eccessi di Fra Cristoforo ai tempi in cui era cavaliere». Dunque, che si alzi il sipario: I promessi sposi vanno in scena secondo la penna di Alessandro Manzoni e la passione d'altri tempi di Michele Guardì.


Intanto sabato anche l'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha assistito allo spettacolo agli Arcimboldi. Il cardinale, al termine della rappresentazione, ha preso la parola fra gli applausi per salutare pubblico e artisti della compagnia e per sottolineare i valori dell'opera del Manzoni.

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