Agli artigiani la burocrazia costa 9 milioni all’anno

Non solo le tasse. Il problema, per le 93mila aziende artigiane della provincia di Milano, sembra essere la burocrazia. Nove milioni di ore all’anno dedicato agli obblighi amministrativi e fiscali, e quasi un miliardo di euro di costi per fare fronte alle spese di gestione.
È quanto emerge da un sondaggio promosso dall’Unione Artigiani della provincia di Milano. Uno studio realizzato sulla base di un questionario sottoposto a circa 2.500 imprenditori, con lo scopo di fare una stima del carico di adempimenti che un imprenditore deve sostenere in termini di tempi e risorse impiegate per fronteggiare gli obblighi burocratici.
I numeri. Il 77 per cento delle imprese adotta la cosiddetta «contabilità semplificata», il 22 per cento quella «ordinaria», e solo l’1 per cento quella «forfettaria». Inoltre, la maggior parte dei titolari di imprese artigiane (64 per cento) deve anche occuparsi della gestione amministrativa, il restante è diviso tra chi si affida a un familiare o a un parente (19 per cento), e chi si avvale di un collaboratore con mansione specifica (6 per cento).
Alla domanda su quali obblighi siano più gravosi, poi, oltre la metà degli intervistati (51 per cento) ha indicato «redazione delle fatture e dei documenti di trasporto». Al secondo posto, «l’archiviazione dei documenti» (16 per cento).
Ancora, alla richiesta di stimare il tempo medio dedicato settimanalmente agli obblighi burocratici, il 42 per cento lo ha valutato tra una e tre ore, il 17 per cento da tre a cinque, e il 16 per cento oltre le cinque ore, con un’incidenza sui costi che va dal 5 al 12 per cento. In totale, ogni azienda artigiana che opera in provincia di Milano impiega in burocrazia una media di cento ore all’anno, e una quota di volume d’affari pari a 10.500 euro annui.
«Troppo». Non ha dubbi Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani della provincia di Milano. «I dati rilevano quanto da tempo stiamo sostenendo nelle infinite battaglie per dare sviluppo alle nostre imprese, che oggi rappresentano la realtà produttiva più solida. Troppe energie e risorse sono spese per fronteggiare decine di adempimenti e obblighi normativi». Quindi «occorrono facilitazioni».

Non è un caso, infatti, che alla domanda relativa agli «indirizzi politici» di un’eventuale riforma fiscale, il 67 per cento dei consensi sia andato all’opportunità di una riduzione di Irpef e Irap, ma un imprenditore su tre dichiari di preferire una riduzione dei carichi burocratici alla riduzione delle tasse.

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