TorinoStasera, Juventus-Udinese. Ieri pomeriggio, Andrea Agnelli e Beppe Marotta. Protagonisti a Vinovo di una difesa accorata della realtà bianconera, desiderosi di trasmettere ottimismo e fiducia a chi vede dietro langolo il baratro di unaltra stagione fallimentare dopo le eliminazioni da Europa League e Coppa Italia. Così, mentre Delneri chiede «rispetto» e si preoccupa di «trovare undici giocatori da mandare in campo» visto che anche Iaquinta, Amauri, Motta e Pepe sono ko, presidente e direttore generale rintuzzano gli attacchi e rilanciano: «Lippi e Spalletti a Torino? Una minchiata - è la definizione scelta da Agnelli -. Ribadisco la mia totale fiducia nei confronti del nostro amministratore delegato e dello staff tecnico. Siamo arrivati solo sei mesi fa ereditando una situazione sportiva tra le peggiori e una gestione finanziaria molto delicata. Al 30 giugno chiuderemo il bilancio con una perdita significativa, ma le nostre ambizioni sono sempre quelle di avere una squadra in grado di competere con la sua tradizione». E se le difficoltà attuali paiono troppe, Agnelli spiega che «era tutto previsto, la sola cosa che non potevamo mettere in conto erano gli infortuni traumatici che abbiamo avuto». Insiste, Agnelli, nella difesa dellattuale gestione e semmai rispedisce a quella precedente - allaccoppiata Blanc&Secco, comunque mai citati - macigni veri che rendono più complicato il progetto di rinascita: «Lattuale rosa ha un monte stipendi che è il sesto in Europa e che pesa sulle nostre casse per circa 130 milioni di euro: non mi risulta però che raggiungiamo tutti gli anni i quarti di finale di Champions. In più, abbiamo ammortamenti per 40 milioni e quindi la nostra macchina sportiva ne costa 170 allanno. Le potenzialità sono enormi, ma probabilmente nel motore è stato messo diesel invece che benzina: per rimettere a posto tutto cè bisogno di tempo. Un pezzo del lavoro importante è stato fatto lestate scorsa, un altro sarà fatto tra qualche mese». Nellattuale mercato, invece, solo fantasia a meno che nelle ultime ore - partendo Amauri - non arrivi Matri con modalità ancora tutte da scrivere. E se lInter compra Pazzini, Marotta ammette che «oggi non avremmo potuto arrivarci: la Samp ha fatto le sue considerazioni e agito di conseguenza». Il problema diventa capire come la Juve possa essere competitiva sul prossimo mercato, zavorrata da quella famosa «perdita sostanziale» che dovrebbe aggirarsi intorno ai 50-60 milioni: «Dovremo essere bravi a movimentare i 170 milioni citati - spiega Agnelli - lavorando sui salari e sugli ammortamenti, creando plusvalenze. Un aumento di capitale? Assolutamente no. Non vogliamo un atto di fede da parte di nessuno, ma serve coerenza: il nostro è un piano a lungo termine, non possiamo essere fenomeni una settimana e coglioni quella dopo». Zero metafore, insomma: «Chi è qui sta facendo un lavoro egregio e ha tutta la mia fiducia. Poi è ovvio che se guardiamo certi risultati mi girano le balle perché io, da tifoso, vorrei vincere sempre 3-0: quando però alle 7,30 vado in ufficio, devo ragionare da manager e sapere che ci vuole tempo per costruire. Vogliamo arrivare in primavera attaccati al treno di testa per poi giocarcela. Non sono preoccupato, sono realista e per questanno la musica è questa: se tra dodici mesi saremo ancora a questo punto, allora avremo un problema vero. Non adesso».
Marotta pensaci tu, insomma. «Qualcuno dice che avremmo dovuto comprare un minor numero di giocatori ma con più qualità - spiega il dg -. Ma, pur sapendo che la nostra qualità non è eccelsa, possiamo ancora migliorarci e abbiamo una grande cultura del lavoro. Quando poi si opera una rifondazione, prima si opera sui numeri e poi ci si aggiungono le ciliegine come hanno fatto il Milan con Ibra e la Roma con Borriello». E come non farà la Juve con Pazzini: «Faremo altro, ma prima capiamo come finirà la stagione».
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