Agnoletto manda a casa lassistente «Sono incinta, non ne avevo diritto»
5 Agosto 2005 - 00:00Il leader dei movimenti: «Accusato ingiustamente, non sapevo nulla»
Francesca Buonfiglioli
da Milano
«Licenziata» nonostante lo stato di gravidanza. «Ho il dovere di difendere la mia dignità di donna e di lavoratrice davanti a un datore di lavoro che mi licenzia senza giusta causa». Questo ha spinto Giovanna Lelli, assistente allEuroparlamento di Vittorio Agnoletto, deputato di Rifondazione comunista, a denunciare laccaduto in una lettera aperta indirizzata alla delegazione del partito a Strasburgo. «Attraverso la mia vicenda personale - continua la lettera - vorrei esprimere la mia preoccupazione a un partito e a un gruppo politico che si vogliono promotori di unalternativa progressista in Europa».
Il contratto della ragazza, ancora in periodo di prova, non è stato confermato a causa di «errori molto gravi che ha commesso - spiega Agnoletto -. Quando poi le ho chiesto spiegazioni Giovanna ha addotto giustificazioni non credibili senza accennare minimamente al suo stato». Il certificato di gravidanza è infatti giunto nelle mani del «datore di lavoro» solo in un secondo momento, quando ormai la decisione era stata presa. «Non era una persona in grado di svolgere le mansioni di assistente - continua il leader dei Movimenti -. Le ho confermato che sarebbe potuta rimanere fino alla fine del periodo di prova e lavrei segnalata al gruppo parlamentare per redigere relazioni. Se solo mi avesse detto di essere incinta una soluzione lavremmo trovata».
Lex assistente invece si appella alla legge belga che, stando alla sua interpretazione «obbliga le lavoratrici a notificare la gravidanza al terzo mese». La «denuncia» si chiude con punto interrogativo: «A che serve battersi per i diritti dei lavoratori se riproduciamo al nostro interno i rapporti tipici del peggior capitalismo?». «Un conto è tutelare diritti - risponde seccato Agnoletto - e aiutare persone.