In agosto c’è il rischio di un’altra stangata per arginare il deficit

Si profilano mesi burrascosi per i conti già ampiamente in rosso della sanità regionale. Il disavanzo complessivo di quest’anno, infatti, rischia di essere più alto di oltre un miliardo di euro rispetto a quello previsto dal piano di rientro, che fissa il tetto a 583 milioni. L’allarme, l’ennesimo in verità in un settore che non conosce pace, è stato lanciato da Donato Robilotta, capogruppo dei Socialisti Riformisti a via della Pisana. Pallottoliere alla mano, Robilotta spiega: «Nell’assestamento di bilancio 2008 è contemplato un disavanzo di 1.170 milioni di euro al netto della quota statale, che è di 321 milioni di euro». Il totale, facendo il calcolo sulla base della spesa preventivata per i primi sei mesi, sarebbe dunque pari a 1.491 milioni. «Ma tecnici del settore assicurano che a consuntivo la cifra sarà molto più alta e raggiungerà, come minimo, quota 1,8 miliardi di euro». Un bel problema di fronte al quale non sarebbe poi chissà quanto improprio pensare di stracciarsi le vesti. A supporto di questa lettura, peraltro, si possono prendere le considerazioni sollevate dal tavolo di monitoraggio del ministero del Tesoro, il quale ha messo in evidenza che già oggi 200 milioni di euro sono privi di copertura. E per questo motivo è stata bocciata la proposta della Regione di tappare il buco con i fondi dei policlinici universitari. Lo scenario che si apre ora suggerisce due alternative, entrambe dolorose per i cittadini: «O si introducono i tickets - chiosa lo stesso Robilotta - o si dovranno aumentare le tasse». Delle due, la seconda ipotesi pare la meno remota. Anche Gianni Romano, segretario regionale della Fials Confsal, commentando la manovra di assestamento di bilancio approvata dalla Giunta e ora in discussione presso le Commissioni consiliari, ha infatti affermato che «diventa sempre più forte la preoccupazione che ad agosto vengano varate misure correttive» che prevedono l’aumento della pressione fiscale e, segnatamente, «delle aliquote Irap e Irpef». Una scena già vista. Non è da escludere, poi, insieme con l’imposizione dei ticket, la previsione di «un’imposta su visite specialistiche, esami diagnostici e analisi».
Il rischio, in soldoni, è quello di una bella batosta per la collettività, che di nuovo dovrà rispondere di tasca propria delle leggerezze degli amministratori della sanità laziale. Un settore che in tutta Italia assorbe ormai l’83,5 per cento della spesa corrente, con un aumento del debito complessivo pari all’11 per cento rispetto all’anno passato, come testimonia un articolo del Sole 24 Ore. In cui, tra l’altro, si ricorda che la tenuta precaria del comparto è stata rilevata dalla Corte dei Conti, che in merito alla gestione finanziaria 2006-2007 «ha puntato l’indice soprattutto verso la spesa del Lazio». L’ennesima conferma di una situazione che purtroppo si commenta da sola e che suggerisce che la crisi non sia passeggera, ma strutturale.

A maggior ragione perché la elevata pressione fiscale di questi ultimi anni non ha avuto effetti taumaturgici, sebbene continui a essere vista come l’ultimo appiglio (o minaccia) a cui aggrapparsi per evitare di affondare del tutto.

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