Agricole: quota dimezzata entro i primi mesi del 2007

Sarà a Parma la nuova sede italiana del gruppo

Angelo Allegri

da Milano

Il 4,5% della nuova superbanca Sanpaolo-Intesa è destinato a passare di mano in tempi abbastanza stretti. Il Crédit Agricole, deciso a scendere dal 9 al 4,5% del nuovo istituto, progetta di ridurre la propria partecipazione (per un valore superiore ai 2 miliardi di euro) a fusione completata ed entro i primi mesi del 2007, anche se non è fissata una scadenza per la cessione. A spiegarlo sono stati ieri i vertici della banca francese, René Carron (presidente) e Georges Pauget (amministratore delegato) in una conferenza stampa subito dopo la fine del cda di Intesa. L’operazione, hanno spiegato, avverrà in maniera graduale, con l’obiettivo di non provocare scossoni all’andamento del titolo. Se poi ci fossero «soci interessati a blocchi di azioni si potrà fare a condizioni logiche e classiche», ha aggiunto Carron. Quanto al restante 4,5% i francesi non escludono di poter rimanere soci anche a medio lungo termine, pur senza pronunciarsi con chiarezza. Con tutta probabilità molto dipenderà dall’esito dei colloqui sul progetto annunciato relativo all’asset management: la creazione di un maxi polo italo-francese del risparmio gestito che sarebbe il primo gruppo del settore al di qua e al di là delle Alpi, il settimo in Europa. Le masse amministrate raggiungerebbero i 660 miliardi di euro, per un 70% circa riferibili alla Caam (la consociata di Agricole). Nulla hanno detto i rappresentanti francesi sulle trattative, sottolineando però di averne parlato solo con i manager di Intesa e di non aver intenzione di aprire consultazioni con altri interlocutori. A fusione avvenuta la trattativa sarà condotta con il management della nuova superbanca.
Quanto alla nuova Crédit Agricole italiana, la sede operativa del nuovo istituto sarà a Parma. Un po’ per gli accordi con la fondazione locale (acquisirà tra il 10 e il 20%) che prevedono lo sviluppo delle strutture di base, come back office e settore informatico, con fulcro nel capoluogo emiliano. Un po’ perché il management dell’istituto si è dimostrato in grado di gestire negli anni più recenti un nutrito numero di fusioni con altri istituti. Anche in questo caso il compito sarà delicato visto che si tratterà di mettere insieme le filiali di Cariparma con quelle di Friuladria (che dal punto di vista societario sarà controllata dalla prima) con le agenzie dismesse da Banca Intesa e assegnate ai francesi. I due marchi locali resteranno in vita e, come ha fatto Bnp Paribas con Bnl, ad essi sarà aggiunto un richiamo alla casa madre.

Non sono previsti esuberi ma anzi assunzioni, visto che in programma c’è l’apertura di 100 nuovi sportelli ex novo. Nel 2006 il neo gruppo dovrebbe realizzare un utile di 360 milioni contro i 290 del 2005, mentre i costi per la fusione fino al 2009 saranno di circa 100 milioni.

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