da Teheran
LOccidente vuole assoggettare la Repubblica islamica e il liberalismo culturale, che giustifica «tutte le deviazioni», è la sua arma. Ecco, in sintesi, lultimo affondo del presidente iraniano, lultraconservatore Mahmud Ahmadinejad, contro i Paesi che si oppongono alle ambizioni nucleari iraniane, Ue in testa.
Ieri, nel presentare il proprio governo davanti al Majlis, il Parlamento di Teheran, che nei prossimi giorni dovrà votargli la fiducia, Ahmadinejad ha pronunciato il discorso più duro dal giorno del suo insediamento, avvenuto lo scorso 24 giugno. Le vittime designate del capo dello Stato islamico sono, per riprenderne le parole, quei Paesi che «vogliono mettere a tacere» gli iraniani, minacciandone lidentità. Insomma, senza citare apertamente il contenzioso nucleare e il ruolo della troika europea formata da Francia, Germania e Gran Bretagna, che, in cambio della rinuncia allarricchimento delluranio, ha offerto a Teheran un accordo di cooperazione, il neopresidente si è fatto capire: le critiche sono state rivolte infatti a quei Paesi «che non sono pronti a riconoscere i nostri diritti legittimi e intendono immischiarsi nei nostri affari con accuse senza fondamento e con diversi pretesti, quali i diritti umani».
Il presidente iraniano si è poi lamentato delle «invasioni culturali» e «dellespansione del pensiero liberale», cogliendo tra laltro loccasione per attaccare, anche se indirettamente, la svolta voluta dallex presidente riformista Mohammad Khatami.
La tirata di Ahmadinejad davanti al Parlamento, che precedeva la lista di 21 ministri, tutti conservatori, che nelle intenzioni del presidente formeranno il futuro governo iraniano, non ha però provocato ununanime valanga di applausi. Alcuni deputati hanno infatti criticato lesecutivo proposto dal capo dello Stato, sostenendo che esso non riflette le posizioni di gran parte degli iraniani. Uno dei parlamentari ha avvertito che il regime islamico iraniano sta assumendo tratti totalitaristici.
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