"Ai pm ho detto la verità ma per loro non conta"

L’imprenditore barese accusato di estorsione al premier: "Io in cella da innocente". E spiega: "Preferisco evitare l'ora d'aria, troppe domande dagli altri detenuti". Oggi andrà a messa in carcere

"Ai pm ho detto la verità ma per loro non conta"

Gian Marco Chiocci - Simone Di Meo

«Io dico la verità ma evidentemente non mi credono e mi lasciano qua. Mi scusi per lo sfogo. L’unica cosa che posso offrirle è un bicchier d’acqua. È un po’ calda, ma con queste temperature è sempre meglio di niente». La cella al terzo piano del padiglione Firenze (un girone che ospita 350 anime alla prima esperienza di soggiorno al Grand Hotel Poggioreale) è un forno a microonde. Gianpaolo Tarantini è in piedi, al centro della stanza, mentre parla con il suo compagno di detenzione, un libraio. Ai due lati ci sono i letti a castello su cui dormono i sei «ospiti» della camerata e, sistemati sui tavolini, buste di pasta, pacchi di frutta e scorte di minerale. Amedeo Laboccetta, parlamentare del Pdl, è davanti a lui per una breve sosta dopo un lungo tour per controllare le condizione di detenuti e agenti penitenziari. Questo il botta e risposta fra Laboccetta e Tarantini.

«Un bicchier d’acqua per battere il caldo» ripete Tarantini, mentre svita il tappo della bottiglia.

Signor Tarantini, dove sono i suoi compagni?
«Gli altri sono al passeggio per l’ora d’aria».

E perché lei è rimasto qui?
«Eh, io non ci vado con piacere al passeggio, perché ogni volta che esco, appena metto fuori il naso dalla stanza, tutti gli altri detenuti mi circondano e mi riempiono di domande. Sono curiosi, vogliono sapere se quello che vedono al tg e leggono sui giornali è vero. È un vero e proprio assalto. Per questo motivo, anche se mi piacerebbe fare quattro passi, preferisco stare qui. E ingannare il tempo giocando a carte napoletane».

Ieri mattina, Gianpy non aveva ancora sfogliato i giornali che riportavano la valanga di gossip giudiziario sull’inchiesta di Bari e sulle amicizie femminili del premier. Probabilmente, gli saranno arrivati nel pomeriggio. Ci tiene a tenersi informato. Ogni giorno, l’imprenditore pugliese arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta estorsione a Silvio Berlusconi si fa arrivare un po’ di quotidiani.

«Stamattina non ho ancora letto nulla, ma non importa. Sono contento, perché domani (oggi, ndr) potrò andare alla Santa Messa che si celebra in carcere. Sa, è il turno del mio padiglione. Io sono profondamente e sinceramente un credente e prego spesso Nostro Signore che mi dia la forza di superare anche questo».

Lei sa perché si trova in carcere: è accusato di aver ricattato il presidente del Consiglio...
«Quello che avevo da dire, l’ho riferito ai magistrati. E mi rammarico che, nonostante la mia collaborazione e il mio desiderio di raccontare tutta la verità, nessuno mi creda. Io ho detto tutta la verità. Sono stato interrogato tante volte, ma non ho ancora capito perché i magistrati mi tengano ancora qui».

Com’è stato l’impatto con il carcere?
«Ho notato un forte senso di solidarietà umana all’interno di Poggioreale. Ieri sera (sabato, ndr) è accaduta una cosa cui non mi sarei mai aspettato di assistere in una situazione del genere. Quasi tutti i detenuti stavano guardando in tv una fiction e, in una certa scena, un bambino reagiva alle prepotenze di un uomo adulto, il classico malvagio dei film, e lo colpiva con un bastone. E sa che cos’è successo? Tutto il padiglione è esploso in un’ovazione come se si trattasse di uno stadio. Ecco, ieri sono rimasto molto impressionato dal fatto che i detenuti di un penitenziario abbiano applaudito i buoni e non i cattivi».

Ironia della sorte, nella fiction (Sangue caldo, in onda su Canale5) recita anche Manuela Arcuri, l’attrice che compare nelle carte giudiziarie di Bari. «Anche l’umanità della polizia penitenziaria mi ha molto colpito e li ringrazio per questo. Quello del carcere è un mondo che mi ha sorpreso, che mi ha stupito. Ora, però, spero solo di ritornare presto a casa».

La chiacchierata tra Tarantini e Laboccetta finisce qui e così la raccoglie Il Giornale all’uscita del parlamentare Pdl dalla casa circondariale napoletana.

«Mi è sembrato tutt’altro che depresso, anzi motivato, molto convinto delle sue ragioni», ha detto Laboccetta. «Ovviamente, il suo più grande desiderio ora è riabbracciare la famiglia. Me lo ha ripetuto tante volte: io qui dentro non ci dovrei stare».

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