Roma

Ai rom la piscina, a Ponte di Nona il degrado

Marcello Viaggio

«Viviamo in mezzo ai nomadi, assediati da seimila rom. Rubano di tutto, perfino il catino battesimale di rame della chiesa. Non ne possiamo più». Questo in sintesi il senso dell’appello lanciato al Prefetto di Roma Achille Serra dal Comitato di quartiere Ponte di Nona. Via di Salone, Polo Tecnologico, Fosso Scilicino: una invasione. Nei campi, nelle baraccopoli, nei piccoli attendamenti sono insediati migliaia di rom, anche se il numero preciso è impossibile saperlo. La lettera, datata 22 agosto, è indirizzata a Serra, e per conoscenza al Sindaco Walter Veltroni, al Questore ed al comandante dei carabinieri. Oggetto della missiva «il Consorzio Edilizio Nuova Ponte di Nona e le problematiche degli insediamenti di Campi nomadi». Il Consorzio sorge a ridosso di via Ponte di Nona, è costituito prevalentemente da nuove abitazioni. Circa 12mila gli abitanti. Il numero, però, tenuto conto delle progressive consegne di case, è destinato a raggiungere le 35mila unità.
«Il quartiere, seppur nuovo, è in stato di degrado e privo dei servizi fondamentali - scrive a Serra il comitato di quartiere, un migliaio di aderenti -. L’illuminazione pubblica è insufficiente. Il quartiere non è collegato con mezzi pubblici e si attesta su una viabilità degradata e pericolosissima, soprattutto su via Collatina». «Al quadro descritto si associa un altro grave problema - prosegue la lettera -. Il quartiere è assediato dall’enorme campo nomadi di via di Salone, nonché da altri accampamenti abusivi, che sorgono sulla spinta di sgomberi di analoghe strutture nel resto di Roma». «Il totale complessivo è stimato da noi in oltre 6mila nomadi - denuncia il comitato di quartiere -. Temiamo, in questi giorni, un nuovo insediamento autorizzato nel campo di via Collatina-Acqua Vergine. Assistiamo impotenti ad azioni predatorie nelle poche strutture di urbanizzazione. Nella Chiesa Beata Teresa di Calcutta è stato rubato perfino il Catino battesimale di rame». La lettera si conclude chiedendo a Serra di adoperarsi per scongiurare «una concentrazione di nomadi di così eccessive proporzioni a ridosso delle nostre abitazioni».
Il Prefetto più volte ha auspicato campi di piccole dimensioni, c’è da augurarsi che raccolga l’appello. Seimila rom, tutti in un fazzoletto, all’incirca fra Salone e Collatina. Come viene fuori la cifra? «Per prima cosa - spiega il presidente del comitato di quartiere, Massimo Mancuso - nel campo attrezzato di Salone vivono molti più nomadi dei 1.250 che conta ufficialmente il Comune. Poi c’è il campo abusivo di via del Fosso Scilicino, che negli ultimi tempi ha triplicato le presenze e raggiunto ormai le 8-900 unità. Tutta via di Salone ospita una fila interminabile di altri piccoli campetti. Parecchi rom gravitano a Rocca Cencia. Fatti i conti, sono complessivamente seimila nomadi. Compresi gli extracomunitari che vivono da clandestini fra gli zingari». E alla Collatina? «In questi giorni stanno recintando un’area comunale all’incrocio di via Collatina con l’Acqua Vergine. Due anni fa lì c’erano gli zingari, quasi certamente il Comune vuole riportarceli e fare un nuovo campo attrezzato». E la piscina al campo rom di Salone? Che dice la gente? «È inviperita. Guardi, Ponte di Nona non è neppure servita dal bus, molte strade sono al buio. Lo scorso anno è venuto l’assessore D’Alessandro a promettere l’adeguamento della Collatina, dove per fare 2 chilometri ci si mette un’ora. L’impegno, però, è rimasto lettera morta. Ora, al contrario, danno la piscina ai nomadi. Da noi hanno inaugurato da poco un parco pubblico: due giorni dopo gli zingari hanno rubato i cavi dei lampioni, il parco è al buio.

La piscina a chi ci ripaga in questo modo è una storia che non ci va giù».

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