Sono stabili le nuove diagnosi di Hiv in Italia, che hanno però subito un netto aumento nel biennio 2021/23. Nel 2024 le nuove infezioni risultano pressochè stazionarie: 2.379 contro le 2.507 del 2023. Resta troppo alta, però, la quota di persone a cui l'infezione viene diagnosticata tardivamente (con bassi livelli di linfociti CD4 o già in Aids). È la fotografia scattata dal Centro operativo Aids dell'Istituto superiore di sanità, in vista della Giornata mondiale dedicata alla malattia che si celebra il primo dicembre.
Anche in questo caso la Lombardia detiene il record di regione con più casi: nel 2024, più della metà delle nuove infezioni sono state segnalate in Lombardia (449), Lazio (361), Emilia-Romagna (230) e Campania (198). Le tre province dove si è riscontrata un'incidenza maggiore sono Roma, Firenze e Milano.
Se nella nostra regione le nuove infezioni risultano in calo dell'8% tra il 2024 e il 2023, rappresentando il 18,9% dei casi complessivi, i numeri assoluti sono comunque alti. Diminuiscono le diagnosi di malattia, che vengono scoperte in età sempre più matura. Le diagnosi di Aids in Lombardia sono passate dalle 209 del 2015 alle 122 del 2023 e 92 nel 2024, mentre se nel 2004 l'eta media in cui un paziente scopriva di essere malato era di 40 anni, nel 2014 era di 45 anni e nel 2024 a 47 anni.
Rispetto al 2004 è aumentata la quota di casi di età superiore ai 50 anni passando dal 16,3% nel 2004 al 32,3% nel 2014 e al 45% nel 2024. "Duplice il problema delle diagnosi tardive: nel momento in cui una persona scopre di essere malata di Aids è perchè i sintomi della malattia conclamata si manifestano mettendo la persona a rischio di sopravvivenza, ma soprattutto - spiega Andrea Gori, direttore Unità Malattia Infettive ASST Fatebenefratelli Sacco e presidente Anlaids Lombardia - significa che da quando ha contratto il virus sono passati circa una decina di anni, durante i quali la persona Hiv-positiva ha potuto, anche inconsapevolmente, infettare altre persone". Ecco,quindi, che se dal momento in cui si contrae il virus dell'Hiv a cui si manifesta la malattia passano diversi anni è necessario per sè e per la collettività effettuare il test, che deve essere fatto da chiunque abbia una vita sessualmente attiva e promiscua. "La mancanza di percezione del rischio di contagio da HIV è troppo estesa: molti pensano erroneamente di non essere a rischio, anche a causa di una certa banalizzazione del problema degli ultimi vent'anni. È vero che grazie alla ricerca oggi le cure permettono di controllare la progressione della malattia, ma è anche importante ricordare che, se non curata, l'Aids rimane una malattia mortale e che, se un giovane contrae il virus a vent'anni, ciò avrà un impatto significativo sulla sua vita per sempre" conclude Gori.
Per festeggiare i 40 anni di attività di Anlaids Lombardia il 1 dicembre (ore 20, Cinema
Anteo) si potrà assistere allo spettacolo Clichè (su prenotazione), mentre il 5 dicembre dalle 17 alle 21 nella sede di via Monviso 28 saranno offerti test, counseling e informazioni sulle infezioni sessualmente trasmissibili.