Milano - Air France-Klm ha confermato ieri, alla conclusione di un consiglio di amministrazione, «l’interesse e l’auspicio a restare partner strategico di Alitalia. A questo fine, se saranno confermate le prospettive di redditività della nuova compagnia, Air France-Klm è pronta a prendere una partecipazione minoritaria nella nuova società a fianco degli investitori italiani raggruppati da Intesa SanPaolo». Lo ha comunicato ufficialmente il gruppo franco-olandese.
Il clima, rispetto alla primavera scorsa, quando s’interruppe la trattativa per l’acquisizione di Alitalia da parte della compagnia guidata da Jean Cyril Spinetta, è radicalmente cambiato, perchè sono radicalmente cambiate le condizioni. Allora si trattava di acquistare il 100% di una società in dissesto, di ristrutturarla con una dura opera di ridimensionamento; oggi viene offerta a Parigi la possibilità di entrare con una quota di minoranza in una società ripulita, potenzialmente in utile. L’atteggiamento è concreto: Air France è pronta a entrare in tempi rapidi nella Nuova Alitalia, appena i soci fondatori avranno avviato la società e ne avranno stabilito un valore (Air France entrerà comunque in una seconda fase). Di quote non c’è, per ora, indicazione, e si tratterà presumibilmente di un aumento di capitale dedicato (una cifra tra 100-150 milioni non appare comunque così distante dalla realtà). L’ingresso con una quota, anche se di minoranza, permetterà a Air France di mantenere saldo il rapporto con il mercato italiano e di diventare il compratore naturale tra 5 anni, quando scadranno le clausole di lock-up. È facilmente immaginabile che saranno sottoscritti anche degli accordi parasociali che prevedano diritti di prelazione,
E Lufthansa? Non si può escludere che tra Parigi e Francoforte ci sia stata più di una telefonata. Lufthansa, che ha già in corso un suo piano per la creazione di una sua importante base a Malpensa, si concentrerà su Austrian Airlines, anch’essa in corso di privatizzazione.
Del resto, i rapporti in essere tra Alitalia e Air France sono di tale portata che avrebbe costituito un serio (e costoso) problema per un diverso partner «smontarli» e pagare le penali relative. Va ricordato che dal 2001-2002 le due compagnie operano in condivisione di profitti tutti i fasci, ovvero il complesso delle rotte, Italia-Francia, i quali costituiscono dunque una specie di società virtuale. Ci sono inoltre accordi di code sharing, operazioni congiunte sui vari aeroporti, l’handling all’aeroporto di Parigi, il programma frequent flyer, una serie di acquisti comuni (tranne flotta e carburante). C’è poi l’appartenenza di entrambe all’alleanza SkyTeam. Air France possiede ancora il 2% del capitale di Alitalia, frutto di un acquisto incrociato; l’Alitalia ha già venduto, lo scorso anno, la sua quota per fare cassa.
«Smontare» tutto questo comporterebbe penali complesse da calcolare, realisticamente stimabili in circa 200 milioni. I fasci Italia-Francia valgono da soli circa 350 milioni di fatturato, con un margine netto di una trentina; gli accordi hanno una scadenza prevista nel 2011.
Le notizie giunte ieri da Parigi indicano una strada ormai imboccata, e ha colpito la rapidità con cui è stata avviata la partnership internazionale che tutti gli imprenditori coinvolti nella newco avevano messo come condizione essenziale per il proprio ingresso, ben sapendo che un’Alitalia ridimensionata per sopravvivere ha assoluta necessità di un alleato forte con il quale sviluppare sinergie.
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