Aiuti agli stranieri che investono nei Paesi d’origine

Che gli immigrati siano una risorsa lo si dice da tempo. Lo affermano gli imprenditori, che senza la loro manodopera non saprebbero come andare avanti. E lo sanno le famiglie, che hanno delegato a colf, badanti e baby-sitter di ogni angolo del pianeta la cura degli affetti più cari (anziani e bambini). Lo pensano anche i politici, come si è visto dalle dichiarazioni dei giorni scorsi. Perché se è vero che gli immigrati in Italia possono aiutare l'economia di un Paese a natalità zero, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni pensa al futuro. In occasione della presentazione del libro Adios, pampa querida di Emilio Barbarani, ambasciatore italiano in Portogallo, e dedicato all'emigrazione italiana in Argentina, il presidente della Regione ha detto che è giunto il momento non solo di sostenere gli immigrati con corsi di formazione e politiche di integrazione adeguate, ma di stimolarli nel compiere ciò che gli italiani hanno fatto in passato: creare ricchezza nel loro Paese d'origine, in virtù dell’esperienza migratoria. «La nuova strategia - ha detto Formigoni - è aiutare queste comunità a realizzare progetti nel loro Paese per andare oltre le semplici rimesse di denaro». Doppio vantaggio: affrancare gli stranieri e potenziare i rapporti tra la Lombardia e il resto del mondo.


C'è chi questa strada la sta percorrendo: alcuni imprenditori immigrati si sono riuniti in un'associazione di categoria (Associazione imprenditori immigrati della Lombardia: 140 soci) presieduta da Augustin Mujyarugamga, ingegnere ruandese che pochi giorni fa è stato invitato all'auditorium di Assolombarda «per parlare della sua storia di successo» nell'ambito del convegno «Solidarietà 2010».

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