Aiuto, c’è Felipe Melo: no, è De Rossi

MARCHETTI 5,5. Poveretto, avrà qualche rimorso. Non lo meriterebbe. Ma non ha trovato il tempo dell’uscita sul terzo gol.
ZAMBROTTA 5. Solo il ct non ha capito che il suo elisir di lunga vita non poteva durare in eterno. Lottatore senza benzina. E un po’ gruviera.
CANNAVARO 5. Si fa pescare fuori posizione sul terzo gol. Rischia una doppia ammonizione in pochi minuti. Nemmeno un pollo, figuriamoci un pallone d’oro. Ti mette sempre il dubbio: lo prende o non lo prende? Spesso rischi di perdere la scommessa, ma alla fine salva la faccia. Non la difesa.
CHIELLINI 5,5. Superman è crollato davanti al piede omicida di Vittek. Si è fatto in quattro, ma c’è rimasto secco sul più bello. Ingiustizie del pallone: lui sì, ha giocato e difeso da campione del mondo.
CRISCITO 4,5. Sgonfio tutto d’un colpo. Era una robina calcistica e tale è rimasto. È mai possibile che nel ruolo di Facchetti, Cabrini e Maldini, oggi ci debba stare lui? Suvvia ha poche colpe: ha giocato come sa. E difeso allegramente. dal 1’ st MAGGIO 5. Non ha mai ingranato la sua marcia in più. Confuso. E forse deluso dalla tanta panchina.

GATTUSO 5,5. Coinvolto, suo malgrado, in una squadra mozzarella. Ha provato a mettere sulla bancarella il meglio del repertorio. Si è buttato fra le gambe slovacche, ma ci voleva di più. Doveva essere il simbolo della vecchia guardia. È stato un simbolo invecchiato.

DE ROSSI 4. Svaporato, come qualche volta gli capita nella Roma. Ranieri lo ha messo fuori a metà derby: poteva far scuola. Per qualche secondo l’Italia ha avuto il terrore di vedere Felipe Melo in azzurro, anziché questo capitan Fracassa: sbadataggine, palla agli avversari ed è stato gol. Leggerezza imperdonabile e svolta alla partita.

MONTOLIVO 5. Aveva fatto credere di essere avviato all’Olimpo degli intoccabili. Invece stava solo sulla collinetta. Partita senza sapori forti e con poche idee. Dimostra una debolezza: tolto dal ruolo preferito, si auto annulla. dall’11’st PIRLO 5,5. Tocca palla e vedi la qualità. Dura un quarto d’ora, come prevedibile. Poi cerca di tenersi in linea di galleggiamento per non affogare.
PEPE 4. Probabilmente stavolta ha fatto tutto quanto gli ha chiesto Lippi: e si sono visti i risultati. Meglio quando aveva disobbedito al capo. Senza personalità e senza verve. Ti dici: c’è o non c’è. Quasi mai c’è. E quando cicca brutalmente l’ultimissima occasione da gol, ti fa perfino pena: una cosa troppo grande per lui.
IAQUINTA 3. Onore al grande cuore, ma nemmeno il peggior Amauri gli avrebbe tenuto testa. Bel combina guai. Si complica la vita su ogni palla. E quando non fa danni a se stesso, li fa ai compagni. Finalmente imbrocca il decimo colpo di tacco del suo mondiale e avvia l’azione del 2-1: l’unica azione del buon ricordo. Paga la fatica, è arrivato in nazionale con infortunio al seguito: tre partite di fila forse erano troppe.
DI NATALE 4. Dopo aver affossato Donadoni, ha replicato con Lippi. Peggio di un killer, diciamo di un Jessie James (per spiegazioni chieda al suo ct). Il gol(peraltro semplice da segnare) lo salva dalla pagella del peggiore in campo. Primo tempo inqualificabile, ripresa con sveglia quando Quagliarella gli spiega come si fa: infila perfino un paio di cross decenti. Certifica la sua pochezza a livello internazionale. Talvolta tira da broccaccio. Capocannoniere del campionato, ma ricorda quel satanasso di Hubner: gran capocannoniere ma nel calcio di serie B.

QUAGLIARELLA 8. Straordinario e dirompente: segna un gol alla Maradona. Sarà la sua napoletanità! Un altro gli viene annullato. E un terzo sarà ricordato come il classico gol fantasma. Il tutto in 45 minuti. Ha fatto più lui in trequarti d’ora, che gli altri attaccanti in tre partite. Qualcosa non quadra? Certo, stava in panchina. Non gli è rimasto che piangere.
LIPPI 3. Ha perso lui! Stavolta non si discute, nonostante il lippismo e i suoi crocerossini. Si è preso ogni responsabilità giocando in contropiede, cosa che non sa fare sul campo. Questa campagna ha fatto danni al suo pedigree, più di tutte le fesserie compiute in panca nel corso di una vita. Gli è mancato il gran consigliere: al secolo Luciano Moggi, che di calcio se ne intende. Altra storia in Germania, vero? Altrimenti come spiegare la cecità nelle scelte: possibile che in allenamento non si sia accorto della mollezza di Di Natale e della effervescenza di Quagliarella? È rimasto l’unico in Italia a pensare che Gilardino possa risolvere i problemi in attacco. Ha impiegato 135 minuti per capirlo. Ieri ha spedito in campo una squadra con poca benzina e fortemente discutibile.

Come la Slovacchia ha confermato.

Arbitro Webb 5,5. Un quasi gol e un gol annullato per fuorigioco: ci ha visto quasi bene. Ha arbitrato l’Inter nella finale di Champions, qui ha risparmiato guai a Cannavaro e Quagliarella. Pari e patta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica