Aiuto, il treno non parte perché lungo i binari ci sono troppi pusher...

Caro direttore
per motivi di lavoro, nella serata di giovedì 23 luglio mi sono recato alla stazione di Porta Susa nel tentativo di prendere il treno 9043 di Trenitalia diretto a Chivasso. Il mezzo ferroviario doveva partire da Torino a mezzanotte e ventisette ma una volta a bordo, è trascorsa circa una ventina di minuti senza che il treno si muovesse e senza ricevere la benché minima spiegazione. Successivamente una signorina del personale a bordo ha spiegato a me ed alla sparuta manciata di viaggiatori che il convoglio non si sarebbe messo in viaggio in tempi brevi. Il motivo? La presenza di “gente sulla linea” o meglio di spacciatori di droga e dei relativi clienti nel tratto che va da corso Principe Oddone alla stazione Dora. A detta di chi normalmente usufruisce del treno a tarda ora, tale situazione si ripete tutte le sere. Il macchinista non se la sente di mettere in moto il treno perché non vuole rischiare di travolgere pusher e clienti; partono le richieste di indicazioni ai dirigenti Fs. I quali, a loro volta, non vogliono assumersi la responsabilità di autorizzare la marcia del mezzo. E così tra mille congetture sull’arrivo dell’agognato via libera (il modulo M40), riduzione di velocità marcia, impiego della Polfer per l’eventuale allontanamento degli intrusi dai binari, utilizzo di bandiere rosse di segnalazione, passa circa un’ora senza che succeda nulla. Ma le altre notti come si fa? Semplice: ci dicono che è a discrezione del macchinista che assumendosi rischi enormi, passa in quel tratto a velocità minima e facendo attenzione ad eventuali “presenze”. Tra l’altro già una volta c’è stato un incidente mortale che ha coinvolto un carabiniere all’inseguimento di uno spacciatore in fuga sui binari. Il rimpallo delle responsabilità prosegue fino a quando verso le due del mattino si decide finalmente di sopprimere il treno: Trenitalia mette a disposizione due taxi per portare a casa i disgraziati viaggiatori. Arrivo a Chivasso verso le tre del mattino: alla fine l’odissea è durata circa due ore e mezzo (per percorrere circa 20 km di tratta). Ovviamente non mi aspetto che qualcuno voglia prendersi la briga di fornire una spiegazione a tutto questo, tanto meno di risolvere il problema. So solo che a malincuore, in quanto pendolare e sostenitore da sempre dell’utilizzo dei mezzi pubblici, d’ora in avanti cercherò di prendere più spesso l’automobile in quanto non è umanamente accettabile mettere a repentaglio la propria incolumità e andare incontro a simili disagi.

Il treno non parte, causa pusher. Davvero singolare. E ancora più singolare, caro Saroglia, è che tutto ciò non faccia notizia. Se non ce lo segnalava lei, non ne avremmo saputo nulla. Lei stesso ce lo racconta soltanto per onor di firma, con un tono rassegnato, del tipo «mi toccherà prendere l’automobile... ». Un tono che le fa onore, si capisce, ma che la dice lunga sul fatto che ormai ci siamo abituati a situazioni davvero incredibili. Ma a voi pare normale che un treno non possa percorrere il suo legittimo tragitto sui binari perché gli spacciatori sono regolarmente al lavoro e non accettano di essere intralciati? Ma a voi pare possibile che abbiamo perso il controllo di alcuni territori a tal punto che per permettere ai passeggeri di rientrare da Torino a Chivasso Trenitalia debba noleggiare dei taxi? A me no. A me pare impossibile.

E perciò a quelli che criticano il decreto sicurezza e le ronde, vorrei dire: ma una bella ronda lì, a Torino, fra corso Principe Oddone e la stazione Dora, sarebbe davvero un pericolo per la democrazia? O una benedizione?

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