Alain, il milionario (per sbaglio) rovinato da due zeri

Alain Frederic è stato tradito dagli zeri, da un conto in banca sbagliato. Credeva proprio di avercela fatta Alain, di aver svoltato per sempre; così, a 47 anni, aveva venduto tutto: casa, auto, attività. Si era lasciato convincere dal sogno più bello, assalito da una febbrile euforia aveva iniziato a fare programmi e ad avverare desideri. Si sentiva sfacciatamente fortunato Alain, nuova vita, nuovo tutto. Sembrava una fatina con la bacchetta magica.
Per la prima volta sognava in grande, come i milionari veri quale lui era appena diventato. Raro colpo di fortuna il suo, invidiatissimo da tutti, parenti e amici per primi. Un colpo di fortuna così grande che nemmeno il povero Alain, all’inizio, riusciva a crederci. Una mattina qualunque di dicembre gli era arrivata una telefonata. Una voce molto gentile di una giovane impiegata del Banco di Valencia, la banca di Alain, lo informava della straordinaria novità: «Congratulazioni signor Frederic - diceva dall’altra parte la voce. Suo padre le ha lasciato in eredità un portafoglio titoli del valore di 4,6 milioni di euro depositati in Francia. Sono suoi».
Ci impiegò un paio di settimana per crederci Alain. All’inizio pensava ad uno scherzo, poi ad uno scambio di cognomi, poi ad uno sbaglio della giovane impiegata. Per ben tre volte Alain chiese alla banca di verificare. Poi si arrese alla sublime idea di essere un milionario nuovo di pacca. Era il 2002 e fu allora che iniziò a vendere tutto per la sua nuova vita da ricco. Per prima cosa chiese un prestito di 120mila ero. Così, tanto per togliersi qualche capriccio covato fin da bambino. Un paio di viaggi, quell’orologio d’oro che aveva visto in una pubblicità, un paio di abiti cuciti su misura. E poi regali alla moglie, un viaggetto per rilassarsi.
Ovviamente da milionario Alain non poteva certo correre il rischio di lavorare. Quindi decise di vendere anche l’attività. Era il titolare di una società di giardinaggio. Un lavoro che a lui piaceva molto, che faceva con passione. Ma ormai quello era il passato, e con quel conto in banca non c’era più posto per rose e ciclamini da piantare.
Due mesi dopo il telefono di Alain squillò di nuovo e questa volta dall’altra parte del telefono non c’era più la signorina dalla voce gentile, ma un dirigente dal tono freddo e distaccato. Per Alain è stato peggio di un tradimento. Un balzo dalla sedia e un tonfo giù, per terra. «Ci siamo sbagliati signor Frederic. Il portafoglio titoli non era di 4,6 milioni di euro, ma di 4mila e seicento euro». Lettera di scuse e fine del discorso.
Per un giorno intero Alain rimase in silenzio. Non riusciva neppure a deglutire, a guardarsi intorno. Falsa ogni cosa, una beffa la macchina nuova, la casa, l’orologio. Tornare alla realtà così di colpo, lo fece sentire poverissimo all’improvviso. A 47 anni Alain si sentiva un bambino preso in giro da un mucchio di zeri. Restava solo rabbia e vergogna.
I Frederic hanno passato sette anni in causa con il Banco di Valencia. La banca ha chiesto alla coppia di restituire il prestito di 120mila euro richiesto, Alain voleva da loro 230mila euro per i danni causati dalle decisioni prese.

Alla fine la Corte Suprema non ha dato ragione nè a uno nè all’altro: si è rifiutata di indennizzare la coppia, ma non ha neppure appoggiato la richiesta della banca di riavere il denaro dato in prestito. In compenso però Alain dovrà riconsegnare i beni acquistati con il denaro preso in prestito. E così del sogno non resterà neppure un ricordo lontano.

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