Alancon e Fluxà: un Grand Tour senza lieto fine

Un Grand Tour senza lieto fine. Un affresco capitolino, dopo un soggiorno-studio di nove mesi alla Reale Accademia di Spagna a Roma, che spalanca gli occhi su una metropoli ingessata nella sua storia, lontana dal promuovere la contemporaneità. Questo emerge dalle opere e dalle parole di Samuel Alancon e Barbara Fluxà, due dei sei artisti che danno vita alla collettiva d’arte contemporanea «Roma ancora è Roma» di scena all’Accademia spagnola di piazza San Pietro in Montorio fino al 26 giugno. Sei artisti differenti per tecnica impiegata, dalla video-arte alla fotografia, dalla pittura alla performance, ma tutti legati al confronto con la Città eterna e la sua memoria collettiva. Sono le «Vedute di una città distrutta» di Barbara Fluxà e il video che l’arista ha girato con Samuel Alancon le testimonianze più efficaci di un soggiorno romano tanto entusiasmante nelle aspettative quanto amaro nelle conclusioni. Nelle due opere il fiume Tevere si fa testimone silenzioso di un processo di involuzione di Roma che ha avuto inizio, almeno simbolicamente, alla fine del XIX secolo con l’abbattimento di Palazzo Altoviti, all’epoca situato di fronte Castel Sant’Angelo, e il trasferimento degli affreschi del Vasari in esso contenuti in una sala di Palazzo Venezia. Un’operazione che ha permesso di erigere i nuovi argini del fiume e al tempo stesso ha decretato «l’annullamento della relazione tra la città e il suo fiume e la delocalizzazione di un’opera straordinaria dal suo luogo di origine ricreando una sala Altoviti sulla falsariga di quella originale», come ci dice Alancon. L’opera video simula un fiume che si ribella a tanta bruttura invadendo la sala e i suoi affreschi: i due artisti spagnoli denunciano un modo di concepire e promuovere oggi l’arte a Roma caratterizzato da un’attenzione eccessiva alla conservazione.

La contemporaneità invece «in tutte le espressioni artistiche è assente, facendo di Roma una città museo», continua Fluxà sottolineando con rammarico come «sono tanti gli artisti contemporanei, italiani e stranieri, che non riescono a lavorare nella capitale, credo che non interessi all’amministrazione politica, che non intende finanziare progetti di questo genere finendo per fare di Roma una città ferma all’Ottocento». Gli altri artisti in mostra sono Kristoffer Ardeña, Loreto Barja Sánchez, Naia del Castillo ed Eneko Vadillo Pérez.

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