Controcultura

Alasdair Gray, mago del linguaggio e dell'eros

Alasdair è la formula scozzese per "Alessandro" - che in greco significa "protettore di uomini" -, il nome suona allora come "Alessandro il Grigio", pare uscito dalle pagine del Signore degli Anelli, uno pseudonimo di Gandalf

Alasdair Gray, mago del linguaggio e dell'eros

Alasdair è la formula scozzese per «Alessandro» - che in greco significa «protettore di uomini» -, il nome suona allora come «Alessandro il Grigio», pare uscito dalle pagine del Signore degli Anelli, uno pseudonimo di Gandalf: in effetti, Alasdair Gray è stato un mago del linguaggio, «il più importante scrittore scozzese dai tempi di Walter Scott», secondo Anthony Burgess, che non lubrificava di complimenti il prossimo.

Nato a Glasgow nel 1934, artista - ha costellato di murales la sua città -, nazionalista, Mr. Gray esordisce tardi alla letteratura, nel 1981, con Lanark, riconosciuto da tutti come un romanzo capitale, sorta di Joyce redivivo, un Wyndham Lewis che ha ridotto il mostro di Loch Ness a cagnolino domestico. Il libro atterra in Italia tra il 2015 e il 2017 grazie alla sfida di un piccolo, enorme editore, Safarà, e al talento di Enrico Terrinoni - che, appunto, di Joyce ha tradotto Ulisse, le lettere, e l'impossibile, cioè Finnegans Wake. È sempre lui a tradurre 1982 Janine (ancora per Safarà), che Gray, ci dice Terrinoni - «ebbe modo di confermarmelo personalmente qualche settimana prima di morire» -, considerava «il proprio capolavoro assoluto». Questa specie di teofania pornografica, «una fantasia feticista sadomasochista», coltissima, esilarante, esasperata, dove la vita è morte, il corpo un catafalco e una catabasi, «oltre il marchese De Sade, oltre Madame Bovary, Molly Bloom, o Lolita» (Terrinoni), dove Shelley si mescola a Hugh MacDiarmid (il bardo scozzese, da tradurre immediatamente: sveglia!), gli umori di Dostoevskij e di Céline ingravidano citazioni da Sterne, e Re Lear sbuca da una bettola, ha parti meravigliose. Questa, ad esempio: «Vorrei essere io il sole, e vivere all'altezza perpetua del mezzodì, e fissare il cuore dei grandi continenti... Come sarebbero felici tutte le donne di sentirmi, tutte a spogliarsi senza vergogna aprendosi a me più di quanto non abbiano fatto con alcun altro uomo... Gli specchi che riflettono specchi sono l'unico spettacolo».

È morto l'anno scorso, il giorno del suo compleanno, Mr. Gray. Ha scritto 1982 Janine «perché volevo, deliberatamente, scioccarmi». Come William Blake, illustrava i suoi libri, dagli spregiudicati caratteri tipografici, «così se la gente trova noioso il testo, può soddisfarsi con i disegni», diceva. Stava traducendo la Divina Commedia. Gli mancava il Paradiso.

È andato a colonizzarlo.

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