Un albero ogni bimbo nato, Roma in ritardo di 5 anni

Immaginate come sarebbe verde la capitale se per ogni bambino che nasce venisse piantato un albero. Magari quel neonato, una volta adulto, potrebbe raccontare che, nelle strade di Roma, c’è un po’ più di verde anche grazie a lui. «Lo vedete quell’albero? - direbbe agli amici - è il mio, il Comune lo ha messo quando sono nato».
Un albero per ogni bambino che nasce, appunto. Quella che sembra solo una fantasia, in realtà per i comuni italiani è un obbligo, sancito da una legge statale, la 113 del ’92, conosciuta anche come legge Rutelli. È stato proprio Francesco Rutelli, attuale vicepresidente del Consiglio, che l’anno successivo sarebbe diventato sindaco della Capitale, il promotore di quella norma, che in città non viene rispettata, se non con notevole ritardo.
Ma andiamo con ordine, partendo dal testo della normativa. L’articolo uno della legge prevede che «i comuni devono provvedere, entro 12 mesi dalla registrazione anagrafica di ogni neonato residente, a porre a dimora un albero nel territorio comunale». Quell’arbusto, la cui scelta è lasciata all’amministrazione, viene poi identificato con un numero, che è spedito all'ufficio anagrafe. È quella struttura ad occuparsi dell’accoppiamento bambino/albero, registrando sul certificato di nascita, come prescrive la legge, «entro quindici mesi dall’iscrizione anagrafica, il luogo esatto dove l’albero è stato piantato».
Ma Roma è in notevole ritardo. «Siamo indietro di almeno quattro o cinque anni - spiega Augusto Burini, direttore del “servizio alberate” del Comune - abbiamo problemi legati al reperimento delle aree». «Nella capitale nascono ogni anno circa 24mila bambini - continua Burini -. Con un tal numero è difficile essere puntuali nell’applicazione della legge, soprattutto per quanto riguarda le zone in cui mettere gli arbusti».
Eppure la legge prevede che «i comuni che non dispongano di aree idonee per la messa a dimora delle piante possono fare ricorso, nel quadro della pianificazione urbanistica, all’utilizzazione, mediante concessione, di aree appartenenti al demanio dello Stato». L’amministrazione capitolina ha fatto, però, scelte diverse, anche se ha destinato un ufficio apposito alla gestione albero/bambino, come spiega Burini, che aggiunge: «Noi cerchiamo di essere il più puntuale possibile, identificando ogni nuova pianta con un numero e poi spedendolo all’ufficio anagrafe, ma senza aree in cui impiantare gli alberi è difficile stare al passo».


A questo, bisogna aggiungere che la normativa non prevede una sanzione per chi non rispetta quanto in essa previsto. Dice solo che «è fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato». Un po’ poco, se si vuole evitare che avere un albero per ogni bambino che nasce rimanga solo una fantasia.

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