Albertini accusa la missione Ue: «È filopalestinese»

Veleni, fughe di notizie e trappole diplomatiche. Sono gli ingredienti di una spy story in salsa europea andata in scena nei paludati corridoi dell’Europarlamento. Protagonista suo malgrado, Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Milano ora presidente della Commissione Affari esteri a Strasburgo.
La storia diventa pubblica con un articolo sull’Eu Observer in cui si citano stralci di una lettera che Albertini aveva inviato al funzionario Europeo Silvio Gonzato e a un ristrettissimo numero di colleghi. Nel messaggio, l’ex primo cittadino annuncia che rifiuterà di partecipare alla delegazione europea in partenza per una importante missione a Strasburgo. L’articolo riporta anche le dure accuse di Albertini ai toni che il viaggio va assumendo: «Più che una missione di pace, mi sembra che si stia preparando una missione di propaganda anti israeliana!». Nell’aula di Strasburgo c’è subito una deputata filo araba pronta a cogliere la palla al balzo, è la franco-tunisina Malika Benarab-Attou, dei Verdi francesi, lesta a chiedere addirittura l’impeachment per Albertini.
Ma come è nato il caso? Facciamo un passo indietro fino ai preparativi per la delicata missione partita ieri per Gerusalemme e nata con una duplice veste: da un lato contribuire al tentativo di riaprire le trattative di pace e dall’altro controllare l’uso dei 500 milioni di euro di aiuti erogati dall’Unione all’Anp, a fronte di una richiesta di altri 200. Ed è per questo che la delegazione di 25 parlamentari, che Albertini doveva guidare, comprende anche i presidenti delle commissioni Budget e Sviluppo. Una missione dunque destinata a prendere contatto sia con autorità palestinesi che israeliane.
Durante i preparativi però, il parlamentare del Pdl nota alcune «incongruenze» organizzative rispetto ai propri viaggi del passato, che però crede concordate con gli israeliani. Non è così, ma Albertini lo scopre solo quando l’ambasciatore israeliano presso l’Ue chiede di incontrarlo. Ran Curiel fa notare che il lavoro della delegazione ruota tutto su Gerusalemme Est, la zona che i palestinesi rivendicano come capitale del proprio futuro Stato, non è previsto di incontrare il sindaco (israeliano) di Gerusalemme né esponenti della Knesset. Inoltre si pretende di passare il confine per andare a Gaza, cosa che Tel Aviv non ha permesso finora a nessun politico, tranne Lady Ashton e Ban Ki Moon. Albertini somma le perplessità di Curiel alle proprie: le Ong con cui si sono previsti incontri sono quasi tutte anti governative o filo palestinesi, idem per i parlamentari che compongono la delegazione, con troupe tv al seguito.
Ce n’è abbastanza per fare due più due: «È chiaro che era tutto preparato per realizzare un’azione di propaganda anti israeliana».
La conferma arriva quando, in una riunione con la delegazione, l’ex presidente del Parlamento di Strasburgo Hans-Gert Poettering respinge le richieste di Albertini di modificare alcuni dettagli del viaggio e gli chiede di censurare pubblicamente l’atteggiamento del governo israeliano, in una delicata fase di negoziazioni e alla vigilia della partenza per Gerusalemme.


«Non sono stato io a far trapelare la mia lettera - commenta Albertini - ma confermo la mia posizione e credo che la missione così concepita, ancor prima che faziosa, sia un errore». All’ex sindaco sono arrivati messaggi di solidarietà da Frattini e da esponenti del mondo ebraico di ogni latitudine. Diversi altri parlamentari si sono ritirati dalla missione.

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