Albertini fa l’arabo e oggi va da Rania

Obbiettivo: creare legami turistici più stretti che possano servire da deterrente contro il terrorismo

La kefiah stile Arafat ben stretta in testa, la mano alzata in un cenno di saluto. Gabriele Albertini, arrivato in Giordania, si adegua a tutta velocità ai costumi locali e a prima vista sembra quasi di vedere un arabo. A «tradire» il sindaco lo zaino in spalla e gli occhialoni da sole all’occidentale.
Albertini è in missione istituzionale e uno dei suoi obbiettivi è quello di creare legami turistici più stretti, che possano servire anche da deterrente contro il terrorismo. «Rapportato ai grandi numeri e alle situazioni reali quotidiane, il terrorismo va razionalizzato per quello che è: un fenomeno marginale» è la tesi ricca di aperture del sindaco di Milano. Ed è stato proprio l'incontro con il ministro del Turismo giordano, Munir Nasser, il primo appuntamento in agenda ieri per il primo cittadino di Milano in visita ad Amman.
Oggi Albertini incontrerà la regina Rania Al-Abdullah, che nel settembre scorso ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Milano e che è forse la più preziosa testimonial della cultura e dell’identità giordana nel mondo.

Incontri importanti e rassicuranti per le relazioni tra i due popoli in un momento in cui i dati sugli scambi turistici sono preoccupanti: dal 60 per cento d'incremento di visitatori italiani nel regno hashemita del 2004 si è scesi al 22 per cento nel 2005, a causa della pesante battuta d'arresto per i triplici attentati agli alberghi di Amman dello scorso novembre.

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