Albertini, Pisapia e la fuga dei big Comunali-psicodramma per il Pd

Primarie sì primarie no. Primarie con chi? «E se le vince un Vendola milanese?». L’incubo del Pd è il caos delle Regionali in Puglia, e l’avversario-alleato capace di mandare in frantumi il profilo riformista del partito si chiama Giuliano Pisapia.
Congelata Livia Pomodoro, e con lei altri nomi della società civile che tornano di elezione in elezione senza mai essere seriamente in corsa, l’avvocato penalista, parlamentare di Rifondazione Comunista per due mandati, è l’unico candidato sceso in campo a sinistra per le elezioni comunali del 2011. Pisapia ha un programma - lo ha presentato ieri - e degli sponsor in vista nella Milano «radical chic». Ma è soprattutto per ragioni politiche che la sua campagna elettorale imbarazza un Pd sempre più immobilizzato da contraddizioni e ambiguità. Il Pd è nato nel segno delle primarie. Sono nello statuto, la base le invoca come un mito. Seppur proveniente da un’area di sinistra, Pisapia si presenta come candidato alle primarie disposto - lo ha ribadito ieri - a sostenere chiunque vinca, con «spirito unitario». E basta questa mossa a mandare in tilt i democratici. Potrebbero partecipare alle primarie con un candidato cittadino, ma temono che faccia la fine del pugliese Boccia: travolto. Aspettano un «cavaliere bianco». Un «grande nome» paracadutato da Roma, o da chissà dove. Si parlava di Letta, ma l’interessato lo esclude. Si dice Rosy Bindi. Ma un dirigente del partito genere sarebbe disposto a rischiare a fare una figuraccia alle primarie - e alla probabilissima sconfitta del 2011? Vorrebbe la garanzia della candidatura senza passare dal voto preliminare. E a quel punto Pisapia, privato delle primarie, farebbe ugualmente la sua corsa, sottraendo al candidato maggiore quei voti - tanti o pochi - che sono irrinunciabili per competere con l’accoppiata Pdl-Lega. Per questo le primarie continuano a slittare. E per questo Pisapia ieri ha posto come termine ultimo i primi di novembre.
A questo psicodramma democratico si aggiunge il rompicapo del terzo polo. Pisapia parla di un’alleanza che vada dalla sua sinistra (Sinistra e Libertà, Prc) fino all’Udc. Ma anche se dichiara di poter attrarre l’elettorato centrista e i «delusi», la sua scommessa è mobilitare quella sinistra che si è sempre più allontanata dalle politiche e dalle urne. Con la speranza di «trovare un incontro al secondo turno» col centro. I paletti verso questo centro sono chiari però: non ci sarà mai un’alleanza con Gabriele Albertini.

«Non può aver nulla a che vedere con mia visione della città - ha detto - è innaturale per il centrosinistra fare una coalizione con lui». Mentre le speranze di vittoria del Pd sarebbero affidate proprio a uno scenario - oggi fantascientifico - di alleanza o desistenza al secondo turno con un terzo polo di centristi e finiani guidati dall’ex sindaco.

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