Albertini: «Le targhe alterne non servono»

Targhe alterne assolutamente no («Solo un palliativo»), domeniche a piedi ni, sì alla linea dura con caldaie irregolari, pugno di ferro con gli appartamenti e gli uffici «surriscaldati». E poi al più presto il ticket d’ingresso in città. Perché, con i soldi ricavati, si possano costruire altre metropolitane, infrastrutture e finanziare politiche per l’ambiente.
È ormai chiarissima la ricetta antismog del sindaco Gabriele Albertini che, alla richiesta dei blocchi parziali del traffico avanzata dal governatore Roberto Formigoni, risponde picche. «Le scelte non vanno fatte per le prossime elezioni, ma per le prossime generazioni. Vediamo se oltre agli amministratori di condominio c’è anche uno statista, o più di uno, che voglia affrontare il problema dell’inquinamento con questi criteri. A Sondrio hanno fatto targhe alterne una settimana per poi scoprire che non era servito a nulla».
Servono politiche, e mai come in questo caso, di ampio respiro («interventi strutturali»). E chissà se l’arrivo in città di Ken il rosso, il sindaco londinese Livingstone a Milano in veste di supporter del candidato alle primarie del centrosinistra Dario Fo, non abbia invogliato l’esternazione del sindaco («Chi inquina paghi»). A Londra il «road pricing» è stato introdotto nel febbraio 2003. Ben cinque sterline. Per entrare in centro la bellezza di 7,5 euro (15mila lire) che, secondo uno studio di Legambiente, a Londra avrebbero fatto calare il traffico del 20 per cento, crescere del 30 per cento la velocità media degli autobus e portato all’amministrazione un introito di 200 milioni di euro l’anno da reinvestire nel trasporto pubblico. «A Milano - assicura Albertini - con un anno di ticket si potrà costruire un chilometro di nuova metropolitana. E questo senza nessuna spesa perché, con il sistema elettronico di controllo del traffico che abbiamo appena installato, non ci sarebbe nemmeno bisogno di nuovi investimenti. E magari la gente userà meno auto o si organizzerà in gruppi».
Dal traffico ai riscaldamenti. «Da molti anni - spiega Albertini - si pone l’attenzione sulla mobilità. E meno, poca, insufficiente, forse nessuna su un’altra componente dell’inquinamento molto significativa che proviene dalle attività produttive, soprattutto dal riscaldamento. Questo argomento è ignorato, trascurato». Poco o per nulla rispettata la norma che prevede di non superare le temperature fissate con le ordinanze dei sindaci nelle abitazioni e nei palazzi. «Io - racconta - ho spento il riscaldamento del mio ufficio e ho più di 20 gradi. C’è qualcosa che non funziona anche nell’ufficio del sindaco. E lo faccio anche nelle altre stanze, perché la temperatura è troppo alta. Dovremmo aprire le finestre o metterci in camicia.

Se avviene questo a Palazzo Marino, posso immaginare che cosa avviene in tutti gli altri spazi pubblici e privati. Non sono solo quindi le caldaie inquinanti perché non sono a norma - conclude il sindaco -, ma sono i gradi che fanno consumare più gasolio e immettono elementi inquinanti nell’atmosfera».

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