L'alcol è la sostanza più usata da persone con problemi psichici e al Nord si registra il maggior numero di pazienti in carico presso le strutture sanitarie preposte, cioè reparti psichiatria, SerT e comunità terapeutiche. Sono i dati emersi dalla Ricerca PADDI (Psychiatric and Addictive Dual Diagnosis in Italy) presentata oggi presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca.
La ricerca, coordinata dal professor Massimo Clerici del Dipartimento di Neuroscienze e tecnologie biomediche dell'Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con la Società italiana di Psichiatria delle Dipendenze, è stata condotta presso i dipartimenti di Salute Mentale Italiani (DSM) e presso le comunità terapeutiche italiane. «Quella della doppia diagnosi, la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico, è un'emergenza diffusa, che impone una svolta nella modalità della presa in carico e dell'assistenza - spiega il professor Clerici -. Di notevole interesse è il dato che solo un quarto degli utenti dei programmi tradizionali si sia rivolto a servizi ambulatoriali specialistici per problemi psicologici, dimostrando quanto le problematiche di ordine psichico non vengano riconosciute nel momento in cui i pazienti vengono presi in carico dai servizi».
Degli 82.064 utenti in carico presso i dipartimenti di salute mentale italiani, 3.191 sono pazienti con doppia diagnosi. Dei 2486 presi in esame, il 39% è affetto da disturbi della personalità, il 28% da disturbi psicotici, il 17% da disturbi dell'umore, il 10% da disturbi nevrotici e il 6% da altre patologie. Tuttavia, solo il 50% dei pazienti si è rivolto ad un servizio per problemi legati all'uso di sostanze. L'età media dei pazienti con doppia diagnosi (DD) è di 39 anni per gli uomini e di 42 per le donne.
Il rischio di sviluppare una dipendenza tra i pazienti con doppia diagnosi appare legato all'età dell'utente (lasciando ipotizzare processi di cronicizzazione) e al posto in cui si vive. Risiedere in una regione del Centro o del Sud, infatti, aumenta significativamente il rischio di sviluppare una sindrome da dipendenza. Le variazioni tra diverse aree geografiche possono essere spiegate, emerge dall'indagine, in termini sia di caratteristiche sociali individuali (es. povertà, disoccupazione, non essere coniugati) sia a livello geografico (deprivazione sociale, ondate migratorie, disponibilità di sostanze, stigma). Aumentano le probabilità di ricevere un trattamento per uso di sostanze dalle strutture preposte se la patologia è meno grave.
La ricerca presso le Comunità terapeutiche italiane è stata condotta in 22 centri. Tra le sostanze più usate vi è l'alcol, seguono cannabis e cocaina.
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