Alcolismo, lo «sballo» degli adolescenti

Bevono per solitudine e paura del domani, per vincere la timidezza, perché non si stimano abbastanza. Bevono per sentirsi meglio. Ragazzi sempre più giovani finiscono nell’abisso dell’alcol. Attratti dallo sballo, dalla voglia di sentirsi emancipati scelgono una strada pericolosa.
I dati forniti dal Centro alcologico del Policlinico Umberto I di Roma, diretto dal professor Mauro Ceccanti, sono davvero allarmanti. Nella provincia di Roma su 5500 studenti intervistati di una età compresa tra i 13 e i 19 anni, il 75% ha dichiarato di bere alcolici. Nello specifico il 65% degli intervistati afferma di bere birra, il 35% vino e il 40% superalcolici, mentre il 55% dichiara senza nessun problema di fare uso di soft drink (bevande dolci, gradevoli che hanno lo stesso un tasso di alcol del 5%).
Anche nella quantità del consumo le cifre rimangono preoccupanti. Basti pensare che il 50% degli studenti ha dichiarato di bere una lattina di birra al giorno e il 24% dalle 5 alle dieci lattine. Ma, la voglia di trasgredire esplode durante il fine settimana, dove il 38% degli intervistati ha dichiarato di ubriacarsi. Inoltre, calpestando quelle che sono le norme vigenti, che vietano la vendita di alcolici a minori di 16 anni, il 37% degli studenti di 14 anni ha già sperimentato una sbronza.
Ciò che desta preoccupazione, oltre i dati stessi, è il modo di bere. Dimentichiamo il bevitore di una volta, nascosto da qualche parte con una bottiglia di vino o di whisky, in mano. Negli ultimi anni infatti si assiste a un significativo mutamento della rappresentazione sociale del bere. Innanzi tutto si è passati dal vino alla birra e ai superalcolici e si è delineata una nuova figura di bevitore, il social drinker che beve e miscela di tutto e, soprattutto, lo fa in compagnia. L’abitudine a bere ogni giorno sta scomparendo per lasciare posto alla sbronza del fine settimana. Un abuso che non nasce per il piacere del gusto ma per l’effetto che il consumo di alcolici può provocare. I giovani vogliono e cercano quello stato di euforia e benessere e quella disinibizione procurati dall’alcol, perché così si sentono a posto all’interno del gruppo. Lo scopo della serata diventa quindi il binge drinking, vera e propria «abbuffata d’alcol». Sono le alcopops a dare il via alle danze. Si tratta di bevande alcoliche premiscelate con bibite a base di zucchero e anidride carbonica, studiate per conquistare il mercato giovanile. L’alcol c’è ma non si sente perché mascherato da frutta e aromi. Si inizia alle cinque del pomeriggio con aperitivi, alcopops, wodka e tè, in una sorta di rito che si concluderà a tarda notte in discoteca. Secondo i dati Istat si inizia a bere a 11 anni, contro la media europea di 13. Dal 1998 al 2008 il consumo di alcol fuori pasto tra i 14 e i 17 anni è passato dal 12,6 al 20,5 per cento: con le ragazze salite dal 9,7 al 17,9 e i maschi dal 15,2 al 22. Un giovane su 4 tra 15 e 29 anni, in Europa, muore a causa dell’alcol, primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica nei giovani. Tra il 40% e il 60% di tutte le morti nella regione europea dovute a ferite intenzionali e accidentali sono attribuibili (ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità) al consumo di alcol che costa, nel complesso, alla società una quantità pari al 2-5% del Pil. Se un tempo erano soprattutto i maschi ad andar giù pesante con il consumo di alcool, oggi i tempi sono cambiati, anche le ragazze non si creano più problemi nel bere fino alla sbronza e consumano in media 3 bicchieri a sera.

«L’alcolismo è una dipendenza - ha sottolineato il Professor Ceccanti - che presenta una gravità superiore alle altre sostanze riconosciute come droghe e, in rapporto a queste ultime, è di più facile reperimento. I danni che produce l’alcolismo sono spesso irreversibili, per di più è importante sapere che sotto i 21 anni l’uso di alcol ha effetti ancora più devastanti sull’organismo».

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