Alemanno indagato rinuncia all’immunità

Chiesta l’autorizzazione a procedere per i presunti contributi. Il ministro: «Nulla da nascondere»

Claudia Passa

da Roma

È certo della sua innocenza, e per questo non intende nascondersi «dietro l’immunità parlamentare», né sottrarsi «ad alcun tipo di giudizio». Vuole uscire a testa alta Gianni Alemanno, e nel giorno in cui il Tribunale dei ministri ha chiesto alla Camera l’autorizzazione a procedere per i presunti finanziamenti di 85mila euro ricevuti da Calisto Tanzi sotto forma di inserzioni pubblicitarie della società Bonatti per la rivista Area, il responsabile dell’Agricoltura ha invitato i deputati, col plauso di An e degli alleati, a concedere «senza indugio» il via libera ai magistrati: «Voglio che la vicenda sia chiusa nella massima trasparenza, che ha caratterizzato sempre la mia attività politica».
Una volontà che trae spunto non solo dalla certezza di «un comportamento lineare, corretto e trasparente»; non solo dal parere del legale Grazia Volo che parla di «acquisto del tutto regolare di spazi pubblicitari»; ma anche dalla conclusione con cui il pm di Roma Pietro Giordano - dopo analogo parere della Procura di Parma - aveva chiesto l’archiviazione del caso perché le inserzioni al centro della querelle, ovvero «la forma scelta per sostenere la forza politica in questione», appare «legittima, indiretta e priva di rilevanza penale». Un parere inequivocabile, ribaltato nelle 8 pagine di richiesta di autorizzazione a procedere.
Tanzi, Alemanno e Romano Bernardoni (definito dall’ex patron di Collecchio «ufficiale pagatore» nei rapporti con i politici nazionali) sono accusati di concorso in violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Tanzi avrebbe «corrisposto», come dominus del gruppo Parmalat «cui faceva capo la società Bonatti» (estranea al settore agroalimentare), «con la mediazione di Bernardoni», e Alemanno «ricevuto», «illeciti contributi in denaro» per An. Il tutto in cambio dell’«interessamento» del ministro alla vicenda della commercializzazione del latte a lunga durata Fresco Blu. Per far quadrare il cerchio, il collegio incrocia le dichiarazioni degli interessati, e - si fa notare da ambienti vicini al ministro - suscita qualche perplessità quando, sintetizzando l’interrogatorio di Alemanno, prima sostiene che il ministro avrebbe detto di conoscere «sia Tanzi che Bernardoni con cui aveva avuto contatti nel 2002 in relazione alla vicenda Fresco blu», e poi, sempre riportando le affermazioni di Alemanno, scrive: «...pur negando di sapere che il Bernardoni spendesse il nome di Tanzi...». Non solo: all’esponente di An il collegio attribuisce l’«ammissione» d’aver suggerito a Bernardoni di ricorrere, per il finanziamento, a una società non riconducibile a Tanzi. Una ricostruzione, per lo staff del ministro, in «cattiva fede». Per la Bonatti, si punta sulla mancata iscrizione in bilancio degli 85mila euro, «“mascherati” dall’apparente legittima acquisizione di spazi pubblicitari». Un’acquisizione considerata regolare dal Pm che aveva chiesto l’archiviazione.
Il direttore di Area sollecita una visita della Gdf per dimostrare la «regolarità» del «contratto pubblicitario, per una cifra più bassa, circa 47mila euro», che si interruppe «appena scoppiato il caso Parmalat».

Ad Alemanno - che al telefono ha sentito anche Gianfranco Fini - è andata la solidarietà di tutto il partito e degli alleati, e l’apprezzamento di diversi esponenti d’opposizione per la rinuncia all’immunità. E fonti a lui vicine non scartano l’ipotesi che tutto ciò sia frutto di un «contro-polverone» in piena tempesta Unipol.

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