Un nuovo impianto di smaltimento dei rifiuti di proprietà comunale? Alemanno dice sì, Marrazzo dice nì. Il sindaco ne fa una questione aritmetica: «Nel computo dello smaltimento dei rifiuti manca una parte che non può non portare alla creazione di un nuovo impianto; sulla tecnologia si può discutere ma senza quellimpianto cè il rischio che nel futuro si debba continuare a conferire in discarica, cosa che noi vogliamo assolutamente evitare». E «la parte pubblica non è sufficientemente sviluppata e cè uneccessiva presenza di un unico privato nel sistema dei rifiuti del Lazio». Piero Marrazzo risponde telegrafico: «Parliamone». Il governatore è daccordo anche sull«importanza del ruolo del pubblico nello smaltimento» rifiuti. «È vero - ammette Marrazzo parlando a TeleRoma 56 - nella regione cè una presenza forte del privato ma io lho ereditata. Non potevo mica chiudere Malagrotta. È un errore che ci sia un solo privato ad andare avanti sull impiantistica e non il pubblico. Il pubblico deve tornare a svolgere un ruolo centrale. Ma da parte del comune cè da sciogliere la questione Ama-Acea». Altro dubbio, la localizzazione delleventuale nuovo impianto: «Serve lindicazione di un nuovo sito e bisogna decidere se farla gestire al pubblico. Anchio ho detto che bisogna chiudere Malagrotta. Ma bisogna dire qual è la nuova discarica. E prima ancora si deve realizzare il nuovo impianto ad Albano. Altrimenti è prematuro parlare di un nuovo impianto. E poi dove si farebbe un altro impianto? E con quali risorse?».
Quanto alla differenziata, Marrazzo attacca il Campidoglio: «Io ho messo 40 milioni di euro per gli impianti e 30 milioni per la raccolta differenziata ordinaria. Ora bisogna chiedersi che cosa fa Ama per la raccolta differenziata. Che cosa fa il comune di Roma per la differenziata? Io ci ho messo la faccia e i fondi. Certo che se il comune di Roma non fa la differenziata,è evidente che gli impianti non bastano».
Marrazzo torna anche sulla vicenda Di Carlo, sul quale il presidente aveva espresso una dura censura. Ma ora è il momento della difesa: «Molti chiedono che Di Carlo lasci la giunta? Il mio giudizio è che Di Carlo ha già pagato un prezzo molto alto, avendo dovuto lasciare un incarico importante. Credo che in questo momento Di Carlo avesse un problema solo con lincarico che gli avevo affidato. Chi chiede le sue dimissioni dalla giunta dovrebbe farlo nel caso in cui Di Carlo avesse fatto qualcosa di non consono. Ma Di Carlo non ha svolto nessuna attività decisionale sulle scelte più importanti in materia di rifiuti. Non si è mai occupato di rifiuti sotto la mia presidenza e durante il commissariamento. Solo a settembre gli avevo affidato un ruolo di coordinamento. Deleghe e firme sono sempre rimaste mie».
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