Il Villaggio del Foro Italico chiude i battenti, è tempo di bilanci per il Mondiale di nuoto. Ci sono conti da risanare (la perdita è dell1-2% del budget di 50 milioni di euro, ma qualcuno stima che sia più alto) e i conti che il presidente del comitato organizzatore Giovanni Malagò e quello della Federnuoto Paolo Barelli hanno in sospeso da tempo. Ieri qualche frecciata fra i due. «Ho conosciuto tre Barelli - dice Malagò -: il primo quando è partita lavventura grazie a Veltroni e siamo stati compagni di viaggio; il secondo a 64 giorni dal mondiale quando ha chiesto la mia testa; il terzo competente, umile e stakanovista. Credo che senza la Fin levento non si sarebbe fatto, ma senza di me non veniva questo tipo di mondiale». Immediata la replica di Barelli, che sottolinea che è la fidelizzazione del popolo Fin ad aver garantito il pienone sugli spalti: «Il nome di Malagò a Veltroni lho suggerito io allora, e non se ho fatto bene o male... Giovanni non aveva saputo interpretare una certa predisposizione a organizzare eventi di tale portata».
Un evento che è stato «il migliore di sempre, come riconosciuto dalla comunità internazionale dello sport», sottolinea il sindaco Gianni Alemanno. «Nessuno potrà più permettersi di dire che Roma non è in grado di organizzare grandi eventi. E se prima della finale di Champions la definiva una città violenta, adesso si è chiuso definitivamente il capitolo della brutta immagine di Roma». Altra eredità importante, gli impianti («20 nuovi, tre dei quali pubblici»). Quanto al buco nel bilancio, il sindaco minimizza: «Non dovremo fare due finanziarie per riparare tutto...».
Oltre 124mila biglietti venduti per un incasso di quasi 4 milioni, uno share medio del 12%, più di 7 milioni di visite al sito ufficiale, 20mila mascotte «Diva» vendute e altre 5mila prenotate: questi i dati più significativi del Mondiale. «È stato un cammino pieno di criticità - spiega Malagò - dalla mareggiata di Ostia agli eventi concomitanti dellOlimpico (il concerto di Springsteen e la partita europea della Roma), fino ai 39 permessi che mancavano a 24 ore dal via. Un mondiale a impatto zero sullambiente che non ha dimenticato il sociale: iniziative per il Bambin Gesù, Haiti e Telethon. Un mondiale irripetibile con il villaggio che ha permesso a tutti di viverlo prima e dopo le gare».
«Il grande impatto mediatico che ha avuto Roma 2009 potrebbe darci almeno un milione di partecipanti in più per le attività natatorie - così Barelli -. La Fin mirava al colpo grosso, volevamo organizzare un evento che lasciasse il segno».
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