Alex-Juve, «non è questione di soldi»

da Torino

Il livello di autostima di Alessandro Del Piero è da sempre elevatissimo. Del resto i grandi campioni fanno la differenza grazie ai particolari e la solidità mentale è elemento importante quasi quanto le capacità tecniche. Per questo, ieri, il capitano bianconero ha usato parole lievi ma altrettanto pesanti nel corso della presentazione di "Edge", società amministrata dal fratello Stefano che avrà il compito di gestire al meglio tutte le attività extracalcistiche del campione: «Il rinnovo del mio contratto (in scadenza a giugno 2008, ndr) non sarà una telenovela e non sento puzza di bruciato, ma serve ancora un po' di tempo. Ho degli obiettivi importanti e le potenzialità per fare ancora bene alla Juventus. Le condizioni del mio fisico e i risultati del campo mi danno ragione».
Eccola, l'autostima. Abbinata alla volontà di non creare problemi alla squadra, «per la quale la mia situazione non costituisce problema. Siamo tutti sereni, il che è un bene». Esistono tuttavia dei "però" non da poco, se il fratello Stefano indica chiaramente qual è il punto focale della questione: «Quello che Alessandro firmerà non deve essere considerato come un contratto di fine carriera. Stiamo cercando di capire se esiste una correlazione tra le tante parole di stima spese in questi mesi dalla dirigenza e le proposte che siamo chiamati a sottoscrivere. Con la società è in atto un dialogo teso a unire due volontà: non è una questione economica perché, dopo avere vinto il Mondiale, Ale ha accettato la serie B dimostrando di avere motivazioni che vanno ben oltre questioni di convenienza».
«Se puntassi esclusivamente al fattore economico avrei guardato altrove già negli anni scorsi - conferma il numero 10 -. Sono assolutamente tranquillo, ma allo stesso tempo credo che il mio contratto debba essere importante sotto ogni aspetto. Per come vedo io il lavoro, chi timbra il cartellino può essere trattato in un certo modo, mentre è giusto che venga premiato chi dà alla squadra qualcosa di speciale».

Sorriso sulle labbra, sguardo furbetto e in testa l'idea fissa di avere un contratto garantito fino al 2010: nessuna possibilità per la società di uscirne prima, niente contratto a rendimento, stipendio da pattuire ma comunque non inferiore ai 3,5 milioni a stagione «anche se non comunico le mie aspettative a mezzo stampa». Lo ha fatto per lui, nella stanze di corso Galileo Ferraris, il fratellone Stefano: «Ambasciatore del cuore», lo ha definito Pinturicchio.

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