Alfano detta le regole: fuori chi rema contro

Messaggio ai frondisti del segretario Pdl: "A bordo campo chi non ci crede. Senza ideali si diventa tangentisti". Mano tesa all'Udc: "Casa e figli sono le basi per un nuovo inizio, voglio un mega bonus bebè". Poi lancia le primarie: "Elezioni per ogni leader locale, deve prevalere chi ha consensi"

Alfano detta le regole: fuori chi rema contro

Roma - L’opposizione spera che i ribelli inizino a dirigere il gioco. Ma al momento i frondisti del Pdl possono aspirare solo alla panchina. Devono proprio stare fuori, «a bordo campo». Il partito non se ne fa niente di chi «non ci crede». I pessimisti facciano giocare «chi ha voglia di vincere».

Non c’è spazio per chi rema contro e non crede a un progetto comune. Il segretario del Pdl Angelino Alfano lo ha detto ieri chiaramente alla festa di Atreju. Non esiste sponda per i dissidenti. «Chi ci crede gioca la partita, chi non ci crede si metta a bordo campo». E siccome il gioco si fa duro, non è permessa in questo momento un’idea «nichilista e sconfittista». La negatività rimanga sugli spalti, bisogna contrastare «l’aria di mestizia di qualcuno che non ci appartiene». Chi partecipa e gioca deve avere «un credo, altrimenti si diventa tangentisti, perché senza ideali alla fine si va dietro ai soldi». La politica del Pdl è ora di chi «per spostare una sedia a una festa non chiede prima se c’è in cambio un posto in parlamento».

L’avviso di fine partita, netto, severo e ultimativo, è diretto a chi nelle ultime settimane ha proposto governi alternativi e ha iniziato lo strappo, sperando di essere seguito. Alfano non fa nomi, ma tutti in platea sapevano di chi stava parlando: di Beppe Pisanu, che ha proposto un nuovo esecutivo alternativo a Berlusconi, del governatore del Lazio Renata Polverini, che ha fatto outing di recente dicendo che il premier ha perso «credibilità», del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che parla con toni sempre più polemici, forse anche dell’ex ministro Antonio Martino, con il suo annuncio del non voto alla manovra, anche se la sua viene giudicata più una provocazione che una reale voglia di fare la rivoluzione.
I nichilisti se ne vadano, è insomma il ragionamento del segretario del Pdl. La mano tesa è invece per l’Udc. Da Atreju arriva un messaggio invitante di Alfano ai cattolici: «Casa e figli sono le due parole d’ordine per un nuovo inizio di cui abbiamo bisogno - ha spiegato l’ex Guardasigilli - Io voglio molto più del quoziente familiare. Voglio un mega bonus bebè: quello sui figli è il più grande investimento che l’Italia potrà fare».

C’è un’insistenza su sud e lotta alla mafia nel discorso di Alfano. Una rivendicazione delle sue origini («Chi ha versato il sangue contro la mafia è un eroe e un martire. Io sono particolarmente affezionato ad un eroe, un giudice della mia zona: Rosario Livatino») e dello spirito aggregante del partito, parola d’ordine unire: «Lo sviluppo del Paese deve essere per il Sud con il Nord. Noi siamo il partito dell’Italia e degli italiani. Ecco cosa ci distingue dalla Lega e dalle forze meridionaliste che stanno nascendo».

I ragazzi della Giovane Italia gli fanno domande, il ministro della Gioventù Giorgia Meloni ricorda che «decenni di generazioni politiche si sono mangiate il diritto dei giovani solo per mantenersi una poltrona», Alfano li invita a «non emulare il correntismo» dei grandi: «Io non vorrei un movimento giovanile tipo piccolo chimico, che riproduce in piccolo i problemi degli adulti».

La regola, anche per i «piccoli», deve essere il legame con l’elettorato. Il riconoscimento pubblico sancisca chi comanda: «Mi batterò perché si voti su tutto e per tutto: voglio elezioni per ogni leader. Giovanile e locale. Perché deve prevalere chi ha consenso».

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