Alfano non lascia, raddoppia: "Mi candido"

Il segretario Pdl spazza l’ipotesi dimissioni: "Alle primarie del 16 dicembre ci sarò". E conferma la fiducia a Monti

Alfano non lascia, raddoppia: "Mi candido"

Angelino Alfano non la­scia, anzi raddoppia. Il segretario del Pdl, dopo due giorni di silen­zi­o e a conclusione di un fine setti­mana tormentato, segnato prima dalla conferenza stampa di Villa Gernetto e poi dalla sconfitta nel­le elezioni siciliane, convoca la stampa e prova a fare chiarezza sulle sue intenzioni. Per tutta la giornata umori e in­discrezioni si rincorrono.
Il segre­tario non nasconde la sua amarez­za, si consulta con i dirigenti con i quali intrattiene i rapporti più stretti, arriva anche a valutare l’ipotesi delle dimissioni. Poi con il trascorrere delle ore, attraverso più di una telefonata con Silvio Berlusconi, il clima si stempera e si torna al binario originario: quel­lo delle primarie, strumento sul quale Alfano non è disposto a mol­lare di un centimetro e che servi­rà, oltre alla selezione del candida­to premier, anche alla definizione della linea politica e a un confron­to sul campo tra falchi e colombe. «Le primarie sono confermate, il 16 novembre scade il termine per il deposito delle candidature. Le consultazioni si svolgeranno il 16 dicembre e saranno le più aper­te possibile. Io mi candiderò. Fino a quella data non parleremo più di alleanze perché quelle si cerca­no dimostrando sul campo la pro­pria forza. In Sicilia l’operazione di dividere il centrodestra è riusci­ta perfettamente: abbiamo fatto vincere il candidato del Pd. Ciò conferma che separare i moderati è il modo migliore per far vincere il centrosinistra».

A chi gli chiede se abbia mai pensato alle dimissio­ni, Alfano risponde guardando avanti. «Al contrario, ho annun­ciato qualcosa che va anche oltre. Mi candiderò alle primarie por­tando avanti i miei ideali che val­gono più della mia carriera. Saran­no primarie aperte e le più parteci­pate possibili. Il risultato del 25% della nostra area fa riferimento a Musumeci mi sembra straordina­riamente positivo. Alle condizio­ni date è la prova che il centrode­stra c’è ed è potenzialmente vin­cente ».
Alfano nega che da parte sua ci sia mai stata la tentazione di archi­viare l’esperienza berlusconiana e procedere a un simbolico parri­cidio politico. Rivendica la sinto­nia con il presidente del Pdl. E non condivide le letture di coloro che accreditano Berlusconi della vo­lontà di costituire una sua lista. «Berlusconi non ha mai detto che sarebbe uscito di scena, ha detto che restava presidente del Pdl e
non che si ritirava ma solo che non si ricandidava a premier. Il suo essere in campo non è mai sta­to messo in dubbio». Detto que­sto, Alfano ribadisce che «il Pdl sceglierà il suo candidato non nel chiuso di una stanza ma in piazza e nei gazebo con le primarie».

L’ex Guardasigilli smentisce an­che che il partito di Via dell’Umil­tà sia pronto a impallinare il gover­no. «Per quanto ci riguarda il go­verno Monti va avanti. Sulle paro­le che Berlusconi ha pronunciato è stato fatto un can can mediatico superiore al necessario. Ci sono troppi e zelanti interpreti del pen­siero di Berlusconi, troppi distri­butori di polpette avvelenate. Che a capo degli antimontiani ci sia Berlusconi è rappresentazione surreale e a tratti comica. Quello che è vero è che il partito sottopor­rà delle proposte di modifica al ddl stabilità perché non accetterà altre tasse». Infine a chi gli chiede se, visti i nomi dei possibili candi­dati, non si senta come Biancane­ve e i sette nani, risponde cammi­nando sul filo dell’ironia. «Non ho il complesso di essere alto nono­stante sia un metro e 84. Non con­sidero gli altri candidati dei nani. Anzi, auspico che le primarie sia­no il più aperte possibile ».

Un invi­to a cui si appresta a rispondere Giorgia Meloni con una proposta di mini-rottamazione: «Tutti colo­ro che ricoprono incarichi di re­sponsabilità rimettano il manda­to nelle mani di Alfano per consen­tirgli di rifare il partito». Una posi­zione che fa il paio con una analo­ga richiesta firmata da Daniela Santanchè. «Un azzeramento dei vertici del Pdl per ripartire sareb­be necessario. Ma oggi, mi sem­brerebbe ingiusto e ingeneroso chiedere le dimissioni Alfano. Nel­la conferenza stampa ha avuto co­raggio.

Ha enunciato punti che so­stengo: ha detto che non si parla di alleanze e non si va dall’Udc con il cappello in mano, ha rilanciato le primarie e ha denunciato quelle divisioni interne che ci hanno fat­to male. È stato meno coraggioso sul governo Monti. In ogni caso di questo discuteremo nelle prima­rie per le quali la mia candidatura è confermata».

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