Ma Alfano promette: cambieremo la legge subito dopo il voto

RomaLa giustizia in Italia ha tempi solitamente biblici ma anche curiosi e originali nella loro precisione e puntualità. Perché, come sottolinea il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, colpisce la «tempistica perfetta» degli sviluppi delle ultime ore. Succede che la gazzetta delle Procure, il Fatto quotidiano, pubblichi una paginata in cui si dà conto di un’indagine di Trani che arriva a lambire il premier. Roba, come al solito, di intercettazioni: chieste per indagare su una questione di carte di credito, di truffe e di tassi da usura. E il Cavaliere che c’entra? Nulla. Ma le telefonate sono un virus che si propaga alla velocità della luce e così è stato sufficiente mettere sotto controllo il cellulare di Giancarlo Innocenzi dell’Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che è anche garante per i consumatori, per imbattersi in Berlusconi. E in Minzolini, direttore del Tg1. Bufera. Scandalo: un giornalista che parla con un politico. Lo stesso Minzolini chiede e si chiede: «E qual è il reato? Berlusconi mi avrà telefonato due o tre volte, non di più e comunque quanto Casini e gli altri... Siamo alla follia, credo di essere la persona più cristallina del mondo, quello che penso lo dico in tv». Ma tant’è. Le conversazioni sbobinate dimostrerebbero che Berlusconi, con Innocenzi, lamentava di non essere proprio al settimo cielo per le continue gogne del santoriano Annozero. Strano. Pare che il premier abbia tuonato che i processi non si dovrebbero fare in tv ma nelle aule dei tribunali. Concezione bislacca della giustizia. E poi Minzolini che al premier dichiara quello che il giorno dopo dice a tutti gli italiani in un suo editoriale: cioè che le accuse del pentito Spatuzza fanno acqua. Però è regime e il premier è un dittatore. Di una strana dittatura in cui tonnellate di intercettazioni finiscono illegalmente sui giornali e il tiranno è linciato un giorno sì e l’altro pure.
Intercettazioni e Procure colabrodo che tornano al centro del dibattito politico con l’intervento del Guardasigilli Angelino Alfano, disposto a vederci chiaro su quanto succede a Trani: «Posso pure mandare gli ispettori per verificare se ci siano stati comportamenti irrituali - dice - però il comportamento che determina la fuga di notizia è previsto e punito dalla legge e dovrebbero essere gli stessi magistrati ad aprire un’indagine, se lo ritengono opportuno». E ancora, assicura che il disegno di legge sulle intercettazioni arriverà in Senato ad aprile: «Un provvedimento a tutela della privacy che non intende tagliare le unghie ai magistrati né limitare il diritto di cronaca. Non vogliamo, però - aggiunge - assecondare l’atteggiamento di alcuni giornali e di alcuni giornalisti a mettere in pasto all’opinione pubblica la vita privata delle persone». Sul punto, sempre Stefania Craxi va giù dura: «Con le intercettazioni a gogò le Procure sono diventate centri di spionaggio e i mass media strumenti di diffamazione e di linciaggio».
Curioso poi che, nel giorno in cui le indiscrezioni sulle presunte pressioni per mettere il bavaglio alle trasmissioni smaccatamente antiberlusconiane vengono spiattellate sulla stampa, il Tar ripristini i talk show politici in periodo preelettorale.

A pochi giorni dal voto, quindi, potrebbero riaccendersi tutte le trasmissioni politiche, spente da un regolamento che i giudici amministrativi hanno valutato carta straccia. Michele Santoro e Giovanni Floris già si preparano a sparare i prossimi colpi.

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