Alfano striglia il pm anti lodo: rispetti le Camere

Il Guardasigilli replica a De Pasquale che aveva definito il provvedimento criminogeno: "Alcune toghe non riconoscono la sovranità parlamentare". Stoccata anche per l’Anm: "Criticano ogni volta che interviene il legislatore"

Alfano striglia il pm anti lodo: rispetti le Camere

Il tempo del galateo istituzionale è finito. Il Guardasigilli Angelino Alfano va ad un convegno organizzato dai radicali e attacca senza mezzi termini il Pm del processo Berlusconi-Mills, Fabio De Pasquale. «È inaccettabile - spiega il ministro - che un Pm in una pubblica udienza definisca una legge dello Stato criminogena». Il riferimento è appunto a quanto accaduto in aula a Milano sabato scorso, quando De Pasquale aveva puntato il dito contro il Lodo Alfano definendolo «criminogeno». Il Guardasigilli ironizza: «Essendo questa legge riferita alle quattro massime cariche dello Stato, vorrei capire chi sarebbe il criminale indotto a commettere i crimini». De Pasquale, in verità, non si era limitato a bollare la legge scudo voluta dalla maggioranza di centrodestra. No, aveva rincarato la dose aggiungendo: «Chi sta lì in un determinato incarico ha la certezza di non essere perseguito per alcuni anni». E ancora: «Questo in un Paese democratico non è accettabile».

Alfano gli risponde per le rime: «Questa aggettivazione mi sembra lesiva della sovranità popolare: è legittimo che un Pm eccepisca sulla costituzionalità di una legge, ma è fuori dal sistema questa affermazione». Dura la conclusione: «Questo atteggiamento è la cartina di tornasole di come alcuni Pm non riconoscano la sovranità parlamentare».

Insomma, per l’ennesima volta, i processi che ruotano intorno al premier provocano un cortocircuito istituzionale. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, interpellato dai giornalisti, restituisce il cerino ad Alfano: «Il ministro è il titolare dell’azione disciplinare, questo è pacifico. Se vuole la può promuovere e noi possiamo solo registrarlo».

Alfano è già oltre e critica non solo De Pasquale ma anche l’Associazione nazionale magistrati: «Tutte le volte che il legislatore pensa di intervenire, arriva sistematicamente un comunicato di critica dell’Anm». È successo per il pacchetto sicurezza, per le intercettazioni, per le norme sulla prostituzione e perfino per il provvedimento sull’emergenza rifiuti. «I rappresentanti dell’Anm - aggiunge il ministro - ci ricordano con una frequenza che non ci crea turbamento, che lo scrigno in cui si tutela l’efficienza è quello dell’autonomia e dell’indipendenza e che il giudice è soggetto solo alla legge. Noi - puntualizza - specifichiamo che la legge la fa il Parlamento in nome del popolo sovrano».

Pronta la replica del presidente dell’Anm, Luca Palamara: «L’Anm non fa opposizione politica». E le affermazioni di De Pasquale? «L’Anm non commenta mai i singoli episodi».

Insomma, il duello continua. E sabato in aula si saprà se gli atti del dibattimento Mills, come quelli del procedimento Mediaset, saranno trasmessi alla Consulta. Presto, il Lodo Alfano sarà «processato» dalla Corte costituzionale.

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