Paolo Stefanato
da Milano
Grazie a un rialzo in chiusura del 2,4% - che durante la seduta è stato anche superiore al 3% - Alitalia ha salutato con ottimismo il nuovo anno. Anche lultima quotazione dellanno vecchio, il 30 dicembre, era stata positiva dell1,86%. La buona disposizione del titolo è riconducibile allannuncio che il fondo britannico Walter capital management possiede una quota dell'8,187% del capitale di Alitalia, in qualità di gestore del fondo statunitense Sac global investments (che detiene l'intera partecipazione). Il fondo è dunque il secondo azionista dopo il ministero del Tesoro, sceso al 49,9% in occasione dellaumento di capitale. La notizia del suo investimento si è aggiunta a quelle dellingresso di Newton investment e della Norges Bank, che possiedono quote superiori al 2%. In tutto, stime attendibili dicono che la quota dei fondi nel «nuovo» capitale della compagnia guidata da Giancarlo Cimoli è compresa tra il 20 e il 30%; impossibile la precisione, poiché alla Consob vanno segnalati i pacchetti che superano la soglia del 2%, e a libro soci vengono iscritti gli azionisti solo in prossimità di unassemblea.
Walter capital è un «hadge fund» londinese e appare in qualità di gestore del fondo statunitense Sac; questultimo fa capo a Steve Cohen, uno dei personaggi più in vista di Wall Street, con fama di fiuto e aggressività. Il pacchetto dell8,2% rastrellato - che ai prezzi correnti vale oltre 100 milioni di euro - è segno di una forte convinzione di prospettive per la società. Un «hadge fund» è tipicamente un fondo a elevato profilo di rischio, ma dalle grandi potenzialità di rendimento. E trattandosi di Alitalia, sarebbe riduttivo ragionare soltanto in termini di rivalutazione borsistica: nel 2006 la compagnia completerà il proprio risanamento, chiuderà il bilancio (secondo le previsioni) in utile e affronterà nuovamente il tema delle alleanze. A oggi esistono accordi con Air France, per una futura convergenza delle due compagnie. Ma un azionista forte di una quota così consistente, a fronte di una almeno potenziale contendibilità della compagniua, potrebbe anche pensare di metterla a disposizione di un diverso partner industriale. Una società risanata con nuove prospettive di business può essere oggetto di giochi oggi nemmeno immaginabili.
Resta il fatto che il 2006 vedrà Giancarlo Cimoli ancora alle prese con unazione di consolidamento, nella quale spiccano risparmi su acquisti e forniture, a fine anno, di 330 milioni, quando nel 2005 si sono fermati a 180 su una base di costi per 1,5 miliardi. Sarà avviata la rimessa a punto della flotta, e sarà potenziato il network di collegamenti.
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