Alitalia, la Borsa brinda alla privatizzazione

Saranno valutati i contenuti economici ma soprattutto i piani industriali delle offerte

da Milano

Il bando di gara per la privatizzazione dell’Alitalia, formalizzato ieri dal ministero del Tesoro, conferma tutti i contenuti che il ministro Padoa-Schioppa aveva in più occasioni anticipato. L’elemento di maggior rilievo è proprio l’assenza di quei vincoli, specie riferiti ai livelli di occupazione, che molti imprenditori vedevano come un forte disincentivo per qualunque volontà di intervento.
Le manifestazioni d’interesse - preliminari alla fase di vendita - dovranno pervenire all’advisor Merrill Lynch entro le ore 18 del 29 gennaio: solo dopo quel termine, all’apertura delle buste, si conosceranno i partecipanti, e c’è dunque da aspettarsi un intero gennaio di gossip. Non tutti potranno accedere alla procedura: i soggetti, singoli o in cordata, dovranno avere un patrimonio netto positivo di cento milioni di euro (che permetterà una buona scrematura). La quota oggetto della cessione è quella appartenente al Tesoro - il 49,9% della compagnia -, in misura non inferiore al 30,1%, soglia che farà scattare obbligatoriamente l’Opa, strumento di equità verso il mercato. Il Tesoro, richiamando il decreto sulla cessione emesso nel febbraio 2005, si riserva comunque di interrompere la procedura di vendita per un’eventuale vendita diretta; una clausola per mantenere in ogni caso una certa libertà di manovra.
Non ci sono, come dicevamo, i tanto temuti «paletti»; la selezione dei potenziali acquirenti avverrà comunque «sulla base dei contenuti economici delle offerte e dell’analisi dei piani industriali» che dovranno rispondere «agli obiettivi di risanamento, sviluppo e rilancio dell’azienda». Si terrà conto dei «profili di interesse generale» quali («a titolo esemplificativo e non esaustivo»), i livelli occupazionali, l’offerta di servizi e la copertura del territorio. Impegni ritenuti non derogabili sono: l’acquisto di almeno il 30,1% «per un periodo congruo e coerente con il perseguimento degli obiettivi del piano industriale» (onde evitare speculazioni), il mantenimento dell’identità nazionale di Alitalia, la garanzia di qualità e quantità dei servizi offerti e di copertura del territorio.
Il bando pubblicato sul sito internet del governo e la scadenza alla gara sono puntuali rispetto a impegni presi dalla presidenza del Consiglio; ciò ha permesso a Romano Prodi di commentare: «Quello che avevamo detto lo stiamo facendo. Le procedure vanno avanti, non c’è nulla di nuovo». La reazione più sonora è venuta dalla Borsa: il titolo ha realizzato un progresso del 5,94% chiudendo a quota 1,048 euro per azione. Notevoli gli scambi: sono passati di mano, per un controvalore complessivo di poco meno di 156 milioni di euro, oltre 150 milioni di pezzi, pari al 10,8% del capitale.
Dopo il 29 gennaio, i raggruppamenti potranno anche modificarsi; ma chi non avrà presentato la sua manifestazione in questa fase resterà fuori (salvo eccezioni ex decreto). Il rischio che la gara vada deserta è dunque remoto; gli osservatori più attenti, anzi, si aspettano un buon numero di partecipanti - comprese piccole e medie compagnie italiane - visto anche il ritorno mediatico che ne potranno trarre.

Diverso il caso di Air France: gli accordi commerciali e la previsione di un’integrazione ad Alitalia risanata restano validi e costituiscono anzi un asset per chi acquisterà. I nuovi proprietari, completato il risanamento, potrebbero sempre far confluire Alitalia in Air France-Klm, senza venir meno ai requisiti richiesti dal bando di gara.

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