Alitalia, la cassa integrazione aspetta il fondo integrativo

ASSEMBLEA Oggi Cai cambia nome Gli azionisti in vacanza in contatto telefonico

Ultimi aggiustamenti sindacali in vista del definitivo decollo di Alitalia, che proprio oggi riacquista a pieno titolo il proprio nome; Air One resterà come marchio fino alla definitiva integrazione tra le due flotte. Anche ieri si sono succedute varie riunioni tra le organizzazioni dei lavoratori e i manager di Cai, per mettere a punto il capitolo delle assunzioni, che al momento stanno ottenendo adesioni pressoché totali. Un’operazione colossale, se si pensa che in un periodo ristretto sono state inviate 12.600 lettere di proposta e raccolte le firme corrispondenti. Destinatario anche il segretario dell’Anpac - il sindacato dei piloti che ha condotto la guerra contro Cai -, Fabio Berti, comandante di B777, che finora non avrebbe ancora firmato; non è stata invece inviata la lettera al suo vice Stefano De Carlo, comandante di A320: sembra che Cai stia ancora riflettendo sulla sua posizione. Massimo Notaro, segretario dell’Up, altro protagonista del «fronte del no», ha raggiunto i limiti d’età e andrà in pensione.
Qualche tensione latente emerge tra i dipendenti di Alitalia e di Air One. Mentre circa 7mila della prima andranno in quiescenza o in cassa integrazione, tutti i 2.200 dipendenti a tempo indeterminato di Air One hanno il posto assicurato; molti vivono questa situazione come una disparità di trattamento. Pari trattamento, invece, per i dipendenti a tempo determinato: fuori tutti, sia i 3mila di Alitalia, sia i mille di Air One. Solo quelli di Alitalia hanno ottenuto la promessa formale di un rientro, quando i cassintegrati saranno riassorbiti: fatto realisticamente illusorio, a meno che il successo della nuova Alitalia non sia tale da provocare valanghe di assunzioni nei prossimi anni.
Quanto alla cassa integrazione - sette anni all’80% dello stipendio reale - la parte Inps (1.031 euro) è già disponibile, mentre per la parte integrativa sono pronti solo i calcoli. Per l’8 gennaio è prevista una riunione del fondo integrativo, che viene finanziato dalle compagnie, dai lavoratori e, soprattutto, dalle tasse aeroportuali, di recente aumentate da 1 a 3 euro per passeggero.
Tra i piloti in corso di riassunzione (1.300 da Alitalia, 390 da Air One), alcune centinaia sono stati «ripescati» dalla cassa integrazione in virtù delle abilitazioni possedute. In attesa che altri comandanti e ufficiali, abilitati ad aerei non più in flotta o presenti in numero inferiore al passato, ottengano le competenze per i modelli della nuova flotta prima di (ri)prendere il proprio posto. Una situazione provvisoria che andrà a regime nell’arco di circa un anno.
Il piano industriale di Alitalia prevede un sistema multibase articolato in sei città: Roma, Milano, Venezia, Torino, Catania e Napoli. Ma le assunzioni per ora si sono concentrate nelle prime quattro città; a Napoli sarà utilizzato il personale Air One già presente, mentre a Catania si deve ancora procedere.
Oggi l’assemblea di Cai delibererà il cambio del nome; è previsto che gli azionisti in vacanza vengano interpellati telefonicamente. Per il 12 gennaio è confermato l’avvio del nuovo network, ed entro quella data sarà annunciato il nome del partner straniero.

Ieri una rassicurazione è venuta dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà: «Se le tariffe saranno aumentate in maniera irragionevole e l’aumento non verrà giustificato in maniera adeguata, apriremo le procedure previste dalla legge».

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