Alitalia continua a perdere, ma meno

La chiave del piano di risanamento è Az Servizi, grazie alla quale il personale è stato quasi dimezzato

Paolo Stefanato

da Milano

La «chiave» per capire il bilancio 2005 dell’Alitalia e il piano di risanamento in corso - bilancio approvato ieri sera dal consiglio di amministrazione presieduto da Giancarlo Cimoli - sta al tredicesimo capoverso del comunicato emesso dalla compagnia. I dipendenti al 31 dicembre 2005 erano 11.174, in calo di 9.401 unità rispetto al 31 dicembre 2004 grazie soprattutto al deconsolidamento di Alitalia Servizi. Tale deconsolidamento è avvenuto il 10 novembre, e quindi i conti beneficiano della riduzione di personale da quella data: infatti la forza media retribuita nel corso dell’anno è stata pari a 17.679 unità (meno 2.819 sul 2004). Ebbene, il costo del lavoro contabilizzato in bilancio è stato di 982 milioni, con un miglioramento di 449 milioni rispetto all’anno prima (meno 31%): e ciò, ripetiamo, pur registrando per meno di due mesi soltanto i risparmi «da deconsolidamento». Sarebbe interessante conoscere la previsione sulla spesa per il personale per l’esercizio 2006, che nell’intero suo arco beneficerà di una forza lavoro praticamente dimezzata.
Il 2005 dell’Alitalia chiude con risultati vistosamente migliorati rispetto al 2004; la loro dimensione è dovuta a un’astuzia dello stesso Cimoli, che ha voluto spesare tutti i costi di ristrutturazione lo scorso anno, chiuso con un risultato netto di gruppo negativo per 858 milioni. Pulizie generali per poi aprire senza oneri straordinari il 2005, primo dei quattro anni del piano industriale, a sua volta scomposto in un biennio di risanamento e in un biennio (2007-2008) di rilancio. Così il 2005 si è chiuso con una perdita consolidata di 167 milioni: il miglioramento di 691 milioni è, se si vuole, clamoroso, ma la dimensione - per i motivi appena detti - non deve trarre in inganno. L’Alitalia ha perso ancora, quando quasi tutte le altre compagnie europee macinano utili, e solo nel terzo trimestre 2005 ha mostrato un’inversione di tendenza con un utile di 5 milioni: segno che il trend è imboccato e che, se non ci saranno grossi imprevisti, gli obiettivi non dovrebbero essere mancati. Anche ieri il consiglio di amministrazione ha confermato che il 2006 finirà in utile; salvo valutare gli effetti sulla gestione provocati dalle agitazioni sindacali della fine di gennaio.
I numeri dell’esercizio sono comunque tutti migliori. Dell’11,6% sono aumentati i ricavi, ora a 4.797 milioni (compresa la sovrattassa sul carburante). Del 7,8% sono aumentati i passeggeri, a quota 23,9 milioni. Interessante il dato sulla capacità di trasporto offerta, aumentata del 9,1%, poiché si tratta di un risultato ottenuto con una flotta costante (177 aerei), e grazie quindi a un profondo lavoro su efficienza e produttività. Il trasportato complessivo (passeggeri e merci) è cresciuto del 9,5%, sopra le medie europee delle compagnie tradizionali, segnando quindi anche un miglioramento nei ricavi unitari. I soli proventi del traffico passeggeri sono aumentati dell’11,3%. Leggero aumento anche per il riempimento medio degli aerei, salito dello 0,3% al 71,5%.


La compagnia, nel diffondere questi dati, ha sottolineato il contesto di settore, che dalla primavera scorsa è stato segnato dal rincaro del prezzo dei carburanti: per l’Alitalia questo ha significato un peggioramento dei costi del petrolio del 35% rispetto al 2004. Cosa che comportò una revisione del piano industriale e la ricerca di ulteriori azioni di risparmio.

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