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"Alitalia molla Malpensa? Niente Roma-Milano"

Il ministro del Carroccio Roberto Calderoli: "Senza monopolio sulla tratta “tesoretto” la nuova compagnia non interesserebbe neanche a una società siamese". La partita fra Lufthansa e Air France non è ancora chiusa"

"Alitalia molla Malpensa? Niente Roma-Milano"

Roma - Ministro Roberto Calderoli, l’intesa tra Cai e Air France è praticamente fatta e...
«Un attimo».

Prego.
«A me, per la verità, non sembra che la partita sia già chiusa. Altrimenti in queste ore Air France non avrebbe rilanciato con un’offerta più alta per avvicinarsi a quella tedesca... ».

Spera ancora in Lufthansa?
«La Lega ha sempre sostenuto che la compagnia tedesca fornirebbe più garanzie dal punto di vista dello sviluppo, tutelando sia Malpensa che Fiumicino. Ne avevamo parlato anche con Berlusconi e lui si era detto d’accordo, tanto che poi si pronunciò pubblicamente per Lufthansa».

E se la partita si dovesse chiudere come dicono i rumors di questi giorni, cioè con l’accordo tra Cai e Air France?
«In questo caso Cai deve avere ben chiaro che non faremo come il governo Prodi».

Si spieghi.

«Uno dei punti dell’intesa che il precedente governo aveva raggiunto con il presidente di Air France Spinetta era il congelamento sine die degli slot. Noi ragioniamo esattamente con la logica opposta, quella del mercato e del doppio hub».

Sta dicendo che il governo è pronto a rivedere gli accordi bilaterali per le tratte intercontinentali?

«Sto dicendo che la nuova Alitalia non è più una compagnia di Stato, ma è di proprietà di un gruppo di privati e dunque non può pensare di godere dei privilegi che ha avuto fino a oggi. Compreso quello di muoversi in un regime di monopolio. E visto che allo stato ci sono già 25 Paesi in lista d’attesa per volare su Malpensa è chiaro che il governo si muoverà in questo senso. D’altra parte, questo vuole il mercato, non solo sul traffico internazionale ma anche su quello interno».

Si riferisce alla navetta Roma-Milano?

«La ciccia è lì... ».

E il governo come pensa d’intervenire?

«Il governo in questo caso non c’entra. Malpensa e Linate sono entrambe proprietà della Sea e per poter dare gli slot Roma-Milano ad altre compagnie è sufficiente che la Sea abbia l’autorizzazione dell’Enac. Nel momento in cui Sea dovesse avere conferma che c’è l’intenzione di accantonare Malpensa questa mi sembrerebbe la soluzione più opportuna».

Lo dice a ragion veduta, visto che lunedì al vertice di via Bellerio c’era anche il presidente di Sea Bonomi?

«Ripeto: il governo può intervenire e interverrà per liberalizzare le rotte internazionali, su quelle nazionali la decisione spetta a Sea».

Che si muoverà in questo senso...

«Il tesoretto di Cai è la navetta Roma-Milano, su questo non c’è dubbio. Senza gli slot su quella tratta la nuova Alitalia può interessare al massimo a qualche compagnia siamese».

Sembra una minaccia...

«Ci mancherebbe altro. Cai è ormai una compagnia privata e può fare anche scelte diverse da quelle che suggerisce il governo. Certo, in questo caso è chiaro che scelte diverse le faranno anche gli altri».

Sulla partita di Malpensa nel governo ci sono posizioni diverse. Diciamo che voi e An siete agli antipodi. Alemanno parla di «intimidazione politica», mentre Gasparri vi invita a risolvere la questione «a casa vostra» perché «Malpensa dovrebbe vedersela con Linate».
«La Befana porta un po’ di tutto, preferisco prenderla come una battuta. Come ho detto Malpensa e Linate sono dello stesso proprietario e sono i raggi portanti dell’hub di tutto il Nord. Mi dispiace che nella maggioranza ci sia chi non coglie l’atteggiamento responsabile della Lega».

Perché il vostro è responsabile e quello di An non lo è?

«Lufthansa sostiene da sempre il concetto del multi-hub e quindi sosterrebbe sia Malpensa che Fiumicino. Con Air France, invece, anche lo scalo romano sarebbe destinato a fare al massimo le rotte mediterranee per poi portare acqua - e passeggeri - al mulino del Charles de Gaulle».

C’è un po’ di delusione rispetto al fatto che Cai è una cordata di imprenditori del Nord?

«Gli imprenditori fanno sempre i loro interessi. L’unica eccezione è
Berlusconi che ha approvato anche leggi che danneggiavano le sue aziende».

I soldi a Roma, quelli alla Sicilia e ora il caso Malpensa. La Lega sta ingoiando un po’ troppi rospi?

«Essere forza di governo non significa solo spartirsi le poltrone ma anche avere senso di responsabilità. Certo, ci sono anche bocconi amari ma i soldi a Roma vengono stanziati da anni e anni. Noi abbiamo ingoiato questi rospi cercando di creare le condizioni affinché fosse l’ultima volta».

Non c’è il rischio che il caso Malpensa e la partita sul federalismo fiscale vadano a impattare sulla campagna elettorale di europee e amministrative creando qualche frizione nella maggioranza?

«L’ultima cosa che interessa Bossi è il ritorno elettorale a breve termine. L’errore più grande che si è sempre fatto in Italia è quello di far dipendere tutto dalle tornate elettorali, anche perché si vota praticamente tutti gli anni».

Insomma, niente «Lega di lotta» in vista delle elezioni?
«Ci mancherebbe altro. Ora noi dobbiamo solo concentrarci sui risultati e sul portare a casa quel che abbiamo promesso ai nostri elettori».

E Malpensa?
«La Lega non farà alcuna azione forzata. Siamo sicuri che nell’incontro di domani (oggi per chi legge, ndr) con Berlusconi ci troveremo in sintonia.

D’altra parte anche lui viene dalla Brianza».

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