Milano - Sarà «un’anticipazione», tramite decreto legge, di una più profonda revisione della legge Marzano per le aziende in crisi, quella che il Consiglio dei ministri approverà questa mattina. Il resto seguirà, nei prossimi mesi, e assumerà la configurazione della legge delega. Il decreto conterrà elementi chiave per la soluzione della vicenda Alitalia: più libertà al commissario per la cessione di rami d’azienda, tempi veloci, deroghe alla normativa antitrust. Con l’approvazione del testo, sarà immediatamente operativo il principale strumento per il salvataggio di Alitalia. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ieri ha commentato: «Domani Berlusconi risolve il disastro», ricordando i rifiuti di Napoli.
Venerdì la scena si sposterà da Palazzo Chigi alla Magliana, dove il cda di Alitalia dovrà esaminare i conti semestrali e prendere le decisioni conseguenti. L’ipotesi più accreditata è la seguente: i conti saranno tali da interrompere, ormai, la continuità aziendale (ci si aspetta un rosso di circa 400 milioni), ma potrà essere giustificata la richiesta dell’amministrazione straordinaria nuova di zecca con la presenza di una richiesta d’acquisto che presumibilmente dovrà essere già stata recapitata dalla newco. Tecnicamente, tutta la Vecchia Alitalia verrà commissariata, poi sarà il commissario (c’è convergenza sul nome dell’ex ministro Augusto Fantozzi, gradito anche alla sinistra e di garanzia verso i sindacati) a tracciare i perimetri delle parti da cedere alla Compagnia aerea italiana e da tenere in carico. Non vi è ancora certezza su chi nominerà il commissario; la legge Marzano prevedeva la competenza del ministro dell’Industria, oggi Sviluppo economico (Claudio Scajola), ma non è escluso che la responsabilità sia affidata al governo come organo collegiale. Ieri sera questo nodo, non di poco conto, non era ancora stato sciolto.
Il ministro Tremonti ieri ha dichiarato che «i piccoli risparmiatori saranno tutelati». L’affermazione, che ha un profondo significato etico visto che «il risparmio è un bene pubblico che va tutelato», fa anche pensare che la Nuova Alitalia si avvierà a diventare una public company, senza un soggetto di riferimento, ma con tanti soci, grandi e piccoli, uniti nell’obiettivo di realizzare il piano industriale. Ieri l’ad di Fonsai, Fausto Marchionni (gruppo Ligresti, uno dei dieci «soci d’oro») ha tuttavia precisato che l’impegno del gruppo, 30-50 milioni, è condizionato alla realizzazione del piano industriale. Il cda di Atlantia (Benetton), da parte sua, ha dichiarato un investimento di 100-150 milioni, ma anche in questo caso «condizionato».
Il piano industriale infatti non è ancora a punto in tutti i dettagli. Uno degli elementi in discussione è l’aggregazione di Air One. La newco dovrebbe acquistare, per 300 milioni, la linea aerea Air One, ma senza flotta, che verrebbe invece presa in affitto dall’Ap Holding di Carlo Toto, la quale chiede un prezzo (tra i 480 e i 530mila euro mensili) di gran lunga superiore al mercato (un A320 ne vale circa 300mlia, ai prezzi attuali); una condizione che permetterebbe ad Ap Holding di saldare i propri debiti, ma che non è gradita nè al futuro presidente Roberto Colaninno nè al (presunto) futuro partner Air France.
Ieri i vertici di Intesa sono volati a Parigi per un incontro con l’alleato francese.
Intesa minimizza la portata del contatto, ma negli ambienti aeronautici si punta nuovamente con convinzione su un ruolo di Air France come alleato «forte» e futuro azionista di Alitalia. Anche in una logica di spartizione europea: a Lufthansa potrebbe andare Austrian, ad Air France Alitalia. Entrambe oggi giocano sui due fronti per studiarsi e stuzzicarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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