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Alitalia, in rotta sull’Atlantico con Delta e Air France-Klm

Alla firma che formalizzava l’ingresso di Alitalia nella joint venture per le rotte atlantiche tra Air France-Klm e Delta, ieri a Roma il presidente Roberto Colaninno era assente. Per giustificarlo di fronte ai partner ospiti - Richard Anderson, ceo di Delta, Pierre Henri Gourgeon, ceo di Air France-Klm, Peter Hartman, presidente e ceo di Klm - l’ad Rocco Sabelli ha usato una frase colorita: «Abbiamo un presidente multiplatform (con interessi diversi, ndr): un giorno si occupa di aeroplani, un giorno di motociclette e oggi era il giorno delle motociclette». Colanninno ieri era in India, ma è stato evocato a proposito di un possibile aumento di capitale di Alitalia: perché sia lui, il presidente, sia uno dei principali azionisti, Gilberto Benetton, hanno recentemente accennato alla possibile necessità, l’anno prossimo, di un rifinanziamento. Sabelli, smentendone la necessità in base all’andamento in linea con il piano industriale, ha ripetuto che al 30 giugno la compagnia aveva disponibilità finanziarie per 500 milioni di euro, tra cassa e linee di credito. Alla domanda a quanto ammontasse la cassa e a quanto le linee di credito, ha risposto seccato: «Sono affari nostri».
Sabelli ha anche anticipato alcuni numeri della semestrale al 30 giugno, caratterizzata da un secondo trimestre «molto positivo». «Il mercato è ripartito - ha detto - e il primo semestre 2010 ha avuto un buon miglioramento sullo stesso periodo del 2009: più 3% i passeggeri, più 10% i ricavi, con un incremento dei ricavi medi in uno scenario di prezzi discendenti. Migliorato del 9% anche il fattore di riempimento». L’ad ha anche sottolineato il più 30% nei voli intercontinentali (grazie anche ai nuovi Miami e Los Angeles) e il più 13% in quelli internazionali.
La joint venture transatlantica a tre, nella quale Alitalia ha una quota del 6,5%, è il modello più evoluto di collaborazione tra compagnie aeree, va oltre l’alleanza (i partner già appartengono a Sky Team) e supera anche le semplici intese commerciali. Si tratta di una sorta di integrazione virtuale, nella quale le compagnie armonizzano la propria offerta suddividendo in proporzione costi, ricavi e profitti. I rispettivi network ora saranno coordinati portando a un’offerta comune rimodulata per dare un migliore servizio alla clientela; comune anche la politica dei prezzi, interscambiabili i servizi. Il tradizionale code sharing - in base al quale due o più compagnie mettono insieme la propria offerta, che resta distinta e autonoma - viene così superato. Tutti questi sono gli aspetti visibili al pubblico. Quanto agli aspetti contabili e operativi, gli alleati avranno benefici di costi, sinergie di flotta ed efficienze di servizio. I ricavi stimati dalla joint venture a tre sono di 10 miliardi di dollari. «Per Alitalia - ha detto Sabelli - il risultato netto incrementale sarà di 50 milioni nel giro di due, tre anni».
Tra l’Europa e il Nord America viaggiano 62 milioni di passeggeri all’anno; l’alleanza Sky Team ha la quota di mercato più importante, con 17 milioni (90mila voli su 350mila). L’Italia è il quarto mercato europeo nei flussi transatlantici, con 4,7 milioni all’anno di viaggiatori, e la quota di Alitalia e partners è del 50%.

Le destinazioni servite dalla joint venture saranno 500 in Europa e Nord America: 33 città europee e 26 statunitensi saranno collegate punto a punto, e tutte le altre saranno raggiunte dai voli delle singole compagnie. Cento milioni i frequent flyer complessivi.

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