Pietro Acquafredda
Kolja Blacher. Cominciamo da lui. Il pubblico che ha seguito, nellottobre scorso, la trasferta romana dellOrchestra del Festival di Lucerna capitanata da Claudio Abbado, lo conosce bene, perché lha ascoltato a capo di compagini cameristiche, ed anche perché sedeva spesso al primo leggio della fantastica inimitabile orchestra. E siccome, naturalmente, è impossibile arrivare a quei livelli senza talento e dura gavetta, va ricordato anche che proviene dai Berliner e che si esibisce anche in uno strepitoso trio con pianoforte (Blacher, Gutman, Canino o Lobanov). In occasione di quel festival dottobre, si apprese che Blacher stava intessendo con lAccademia più stretti e duraturi rapporti, dei quali il concerto attuale è solo il primo frutto concreto.
Il programma, nel quale il violino fa la parte del leone, è stato costruito apposta per farlo esibire nella duplice veste di direttore e solista. Bach (Concerto per violino, BWV 1052) e Vivaldi (Concerto per violino «La tempesta di mare», RV 253), lo mostreranno nella duplice veste di direttore e solista. A Blacher, nella veste di direttore, sono poi affidati i brani di apertura e chiusura del concerto. La Sinfonia n. 10 di Mendelssohn (una delle 12 scritte dal musicista ancora fanciullo, un vero miracolo di invenzione ed ispirazione) e la celeberrima e appassionata Serenata per archi op. 22 di Antonin Dvorak. Kolja Blacher suona il prezioso Stradivari «Tritton» del 1730. Laltra stella del violino, italiana, è più giovane di Blacher, ma già molto apprezzato; si chiama Francesco DOrazio, pugliese, ha manifestato una spiccata vocazione per il repertorio contemporaneo, a seguito della quale ha da poco licenziato un bel cd dedicato interamente a musiche violinistiche di Luciano Berio.
Nel concerto per la stagione sinfonica dellOrchestra di Roma e del Lazio, diretto da Andrea Giorgi, DOrazio interpreta da solista ben due brani, ambedue contemporanei, data la ben nota politica dellorchestra romana di inserire in ogni concerto un brano almeno di compositori doggi. Uno è di Schnittke (Sonata per violino e orchestra da camera), il secondo di Raffaele Bellafronte (Discantus per violino, due corni, e archi): un brano che segue e discende da un precedente lavoro del medesimo autore, dedicato al violino solista, il quale a sua volta si rifà alla Sequenza VIII di Berio, che DOrazio ha registrato nel suo bel cd). A conclusione del concerto il Concerto brandeburghese n. 5 di Bach, notissimo, anche per la ragione che il clavicembalo, per la prima volta nella storia della musica, è investito di un ruolo solistico.
Auditorium. Sala Santa Cecilia.
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