Stefano Zurlo
da Milano
Il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Quindi il processo All Iberian, troncone falso in bilancio, si chiude con lassoluzione di Silvio Berlusconi e degli ex manager Fininvest Ubaldo Livolsi, Giancarlo Foscale e Alfredo Zuccotti. Per il Cavaliere è lennesima vittoria nelleterno duello con la Procura di Milano, per lavvocato Gaetano Pecorella «è una sentenza attesa». Un verdetto che arriva al termine di un processo lunghissimo e tortuoso, ripartito da zero nella primavera del Duemila, perchè i Pm erano scivolati su una buccia di banana dimenticando di indicare la Fininvest come parte offesa del presunto reato. Un dibattimento a singhiozzo, con frequenti interruzioni e un passaggio alla Corte costituzionale, un dibattimento tenuto quasi artificialmente in vita dai giudici per aspettare, da ultimo, la pronuncia della Corte europea di giustizia sul falso in bilancio.
A maggio la Corte di Lussemburgo ha promosso la nuova legge italiana, entrata in vigore nellaprile 2002, che prevede pene più miti e abbassa i tempi di prescrizione. A quel punto si è capito che, con ogni probabilità, questa storia era giunta allepilogo. Così è stato: il tribunale ha stabilito lassoluzione anche se il Pm Francesco Greco aveva invocato la formula più restrittiva della prescrizione.
All Iberian è il nome della società off-shore che sarebbe servita a nascondere 22 miliardi di lire, dirottati sui conti di Bettino Craxi, nellambito di unindagine in cui le somme extrabilancio sarebbero ammontate a 2000 miliardi di lire. Per la Procura All Iberian era riconducibile al Biscione e laccusa era quella di aver falsificato i bilanci della Fininvest dal 1990 al 1995. Il dibattimento si è avvitato per anni, è ritornato al punto di partenza, come nel gioco delloca, nel 2000; poi il tribunale ha interpellato la Consulta sulle soglie minime di punibilità introdotte dalla nuova normativa, ma la Corte costituzionale ha lasciato cadere il quesito ritenendolo irrilevante ai fini dibattimentali: non era stata calcolata infatti lincidenza del danno sui bilanci complessivi. Non è stato sufficiente. Il tribunale ha deciso di attendere la «voce» di Lussemburgo cui pure non aveva posto alcuna domanda. Lussemburgo ha stabilito di non interferire nella legislazione nazionale.
Partita chiusa. Con un siparietto finale in aula fra lavvocato Vittorio Virga, legale di Foscale, e il Pm Greco. «Noi - spiega Virga - non siamo interessati alla prescrizione». «Allora - lo interrompe Greco - lei rinuncia alla prescrizione?». «Ho detto quello che dovevo dire», ribatte il penalista. «No, sia più chiaro», gli dicono i giudici. «Quella del Pm - riprende lui - è una provocazione, io non rinuncio perchè non posso rinunciare, dire che siamo interessati è cosa diversa». Finalmente, i giudici possono ritirarsi in camera di consiglio da dove usciranno, poco dopo, con il poker di assoluzioni.
Va considerato - riassume ora Pecorella - che la Procura non aveva mai contestato il superamento delle soglie di punibilità. Non cerano stati danni rilevanti ai soci, nè effetti nocivi dal supposto comportamento degli imputati. Siamo sodisfatti, anche perchè così è dimostrato che la modifica alla legge sul falso in bilancio - voluta dal centrodestra - non ha provocato i disastri che erano stati ipotizzati da chi aveva innescato la polemica. I processi continuano e le indagini pure e poi finiscono come è successo adesso. Questa non è una legge ad personam ma una legge giusta che andava fatta».
Niccolò Ghedini, codifensore del premier, va anche oltre: «Nel 2002 è stata cancellata una norma fascista e lItalia si è allineata agli altri paesi europei. In ogni caso lassoluzione è predibattimentale. Se si fosse entrati nel merito, ugualmente sarebbe stata certificata linsussistenza del fatto e quindi di qualsiasi condotta penalmente rilevante».
Di All Iberian però si continuerà a parlare.
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